DOCkS della Bloody Roses Secret Society

Il Secondo Avvento

« Older   Newer »
  Share  
arabafelix
view post Posted on 17/12/2010, 18:13 by: arabafelix




scusa, hai ragione, la virgola mi è sfuggita. Adesso vedrò di cambiare anche la frase incriminata. Ne troverò una che sia meno ridondante.
Per il momento posso postare anche il terzo e il quarto capitolo.
Se vado troppo di fretta fatemelo sapere

Capitolo 3

Vorkuta. Siberia. Centro di Ricerche Sperimentali sulla Riproduzione Umana. a. D. 2000 Marzo.

Di primo acchito la zona appariva deserta. Un’immensa distesa di neve dalla quale spuntavano, qui e là, rade conifere. Il tipico paesaggio siberiano. Ma un occhio allenato non avrebbe faticato ad individuare, in lontananza, i tetti di parecchie dacie le cui travi di legno rompevano, in modo impercettibile, la monotonia del paesaggio. Dai camini uscivano sottili fili di fumo che si confondevano con le basse nubi: unico segno di presenza umana. Un cartello, all’ingresso, avvertiva che gli edifici facevano parte di un nuovo Centro di Ricerche. Il personale era pochissimo e accuratamente selezionato.
All’interno di una queste dacie, allungato su una poltrona di un comodo salottino, un uomo robusto, che poteva dimostrare una sessantina d’anni, sembrava dormire profondamente. In realtà rifletteva. Era trascorso molto tempo da quanto si era messo in testa di trovare ciò che l’umanità intera cercava da secoli e, in quella ricerca, non aveva certo risparmiato le forze. Grazie alle sue conoscenze, e alle sue possibilità economiche, aveva anche compiuto qualche passo nella direzione giusta ma, purtroppo, l’obiettivo finale era ancora lontano e al di là da venire.
Mosse impercettibilmente la gamba, mettendosi più comodo. Le palpebre chiuse fremettero. Inutile rimpiangere il passato, non si poteva cambiare ciò che era stato. Ciò che non era stato, si corresse automaticamente. Ora doveva solo aspettare, ma era difficile restarsene con le mani in mano quando il suo unico desiderio sarebbe stato quello di muoversi personalmente. Non poteva, maledizione, non poteva! Doveva rassegnarsi, non ce l’avrebbe mai fatta. Perciò aveva messo in moto il suo vecchio amico. Sogghignò. Era sicuro che il pomposo cardinale non avrebbe voluto aiutarlo, non erano mai andati molto d’accordo, ma lui possedeva le armi per costringerlo e metterlo con le spalle al muro. Finora si era limitato alle minacce, ma presto sarebbe passato ai fatti.
Peccato che non fosse il solo a cercare quell’antico talismano. Lo provavano i due morti di Efeso. Ma era sicuro di arrivare primo. La partita, per quanto lo riguardava, era ancora aperta e tutta da giocare. Non per niente possedeva la chiave che faceva girare il mondo del terzo millennio: il denaro. Molto denaro. Impressionanti quantità di denaro. Sogghignò nuovamente. Era sicuramente l’uomo più ricco del pianeta, anche se nessuno lo avrebbe mai sospettato. Tutti lo conoscevano come medico, anzi, era considerato un valente scienziato con il pallino della filantropia. Per sicurezza personale, e soprattutto per non farsi scoprire, non controllava neppure il suo patrimonio di persona, ma lo gestiva per mezzo di società anonime. Una miriade di società, che in un modo o nell’altro, facevano capo a persone di sua fiducia. Chi, salvo che non sapesse che cosa cercare, e non avesse avuto a disposizione mezzi e tempo, sarebbe risalito fino a lui? Da anni viveva in quella remota parte del mondo, e il suo nome, che sarebbe ben potuto comparire nel Gotha della finanza internazionale, era totalmente sconosciuto. C’era chi compariva per lui, chi operava seguendo le sue direttive. Lui era la mente che tirava i fili, gli altri erano solo il braccio che agiva. Ma stava diventando vecchio e adesso doveva anche fare i conti con quella lurida malattia...
Tornò improvvisamente serio. Se fosse riuscito nel suo intento la vecchiaia, la malattia, la morte, non gli avrebbero più fatto paura e non era detto che non potesse arrivare addirittura all’immortalità. Avvertì una fitta allo stomaco. Fame, registrò il suo cervello, meccanicamente. Aprendo gli occhi, gettò una breve occhiata all’orologio che portava al polso. Le diciannove. Prima di mangiare, però, doveva occuparsi di quella piccola faccenda. A Roma dovevano essere certi che non stava affatto scherzando
Si alzò, si diresse verso lo studio e accese la trasmittente.
«Mister Durrand?»
«Sono io»
«Mi ascolti bene…»

Capitolo 4

Abidjan. Costa d’Avorio. a. D. 2000. Aprile

Il professor Michel Durrand, probabile candidato al Nobel per l’economia, contrariamente al suo solito, si era concesso una breve vacanza. Questa la motivazione ufficiale. Ma la persona con cui aveva appuntamento nella sua camera d’hotel, quella mattina, non era un amico, non era neppure un socio o un collega. Era un perfetto sconosciuto.
Qualcuno bussò, il professore aprì la porta.
«Prego si accomodi pure»
Il gigantesco nero non se lo fece ripetere. Durrand lo osservò attentamente. All’incirca di mezza età, di corporatura enorme, centoventi, centotrenta chili di peso distribuiti su un metro e novanta d’altezza. Indossava un abito a giacca di taglio occidentale, d’ottima fattura, ed alle dita grassocce brillavano tre anelli. Diamanti, di qualche carato l’uno. La pelle, nera e lucida, era in stridente contrasto con la camicia, bianca e immacolata.
«Lei è dottor Durrand?» S’informò il nuovo arrivato, sfoderando una voce roca e gutturale. Spiacevole quanto il suo aspetto.
Michel non aveva tempo di guardare tanto per il sottile. Sebbene quell’uomo fosse proprio uno dei tipi che meno apprezzava, pacchiano, volgare e palesemente arricchito, gli era tuttavia necessario.
«Sono io, lei è…»
Fu interrotto da un cenno
«La prego, niente nomi. Meno circola il mio nome, e quello del mio paese, meglio è per tutti. Non per niente ho stabilito di incontrarci in una zona neutra. Abijan è un porto di mare…» lo avvertì l’interpellato, con fare burbero.
«Va bene, niente nomi» concesse Durrand, tagliando corto. «Veniamo dunque a noi»
«Sono a sua disposizione»
«Lei sa perché è qui?»
«Mi è stato ordinato di venire a parlare con lei. E, come vede, sono venuto»
«Bene, vedo che sa starsene abbottonato. Gradisce qualcosa da bere?»
«Uno scotch»
Durrand suonò per il cameriere.
«Uno scotch per il signore e una birra per me» ordinò al giovane che, in giacca rossa con alamari dorati, si era presentato alla porta, attendendo ordini.
Non appena uscito il ragazzo, il francese riprese:
«Ho già avuto i necessari contatti con il suo diretto superiore. Lui sa quello che voglio.»
«Le dispiacerebbe chiarirlo anche a me? In fin dei conti sono io a muovere le fila»
«Niente in contrario.» Sorrise Durrand. Quell’uomo non era uno stupido, doveva procedere con i piedi di piombo «desidero che le missioni cattoliche in Africa, abbiano, come dire... qualche difficoltà»
L’ospite lo guardò, corrugando appena un sopracciglio folto e cespuglioso.
«In che senso?»
«Nel senso che vi ho detto. Qualche difficoltà»
«Attacchi a sorpresa?»
«Esatto.»
«Vi costerà parecchio. In Africa i guerriglieri hanno sempre bisogno di fondi e se si muovono è per uno scopo. Nessuno fa niente per niente»
«Lo so, ma sono disposto a pagare. E, comunque, questi sono problemi miei e non devono interessarla»
«Contento voi… a me basta avere la mia parte. Non volevo impicciarmi nei suoi affari»
«Ecco, bene, si preoccupi di se stesso e non pensi a nulla.»
Il cameriere tornò con le ordinazioni. I due tacquero finchè la porta non si richiuse.
«C’è qualche limite da rispettare?» riprese l’ospite, non appena furono di nuovo soli.
«Affermativo. Diciamo che il primo colpo deve essere duro, ma senza esagerare. Per il momento almeno.» Replicò il francese sorseggiando la birra. Era gelata al punto giusto. Il servizio era ineccepibile.
«Va bene, ma le ripeto che questo scherzetto le costerà parecchio.»
«Sta ancora impicciandosi degli affari miei, caro signore. A lei non deve interessare quanto denaro mi costerà, ma solo il come e il quando.»
Durrand era estremamente serio, appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolino di cristallo. L’interlocutore si alzò.
«Ok, ok. Non si arrabbi, ritiro quello che ho detto. Adesso credo sia giunto il momento di andarmene. I miei superiori hanno trovato la sua proposta molto appetibile e io anche. Stia tranquillo, avrà ciò che desidera»
«Ci conto » mormorò Durrand alzandosi a sua volta.
Uscito l’uomo, Michel si concesse qualche minuto per riflettere, poi si alzò e si diresse verso il computer. Gli restava ancora qualcosa da fare.
Il messaggio mail raggiunse Vorkuta, in Siberia. Il testo diceva semplicemente: Operazione conclusa con successo.

 
Top
48 replies since 13/12/2010, 13:50   413 views
  Share