dopo i bagordi di Capodanno mi sono rimessa al lavoro.
Cancellando tutto quello che ho postato prima, riparto dal 5 capitolo.
Spero che, adesso, la storia fili liscia e sia più realistica.
Ho sostituito il tatuaggio del primo capitolo con una scritta a pennarello indelebile.
Anche il luogo è cambiato, non si tratta più di Baghdad ma di Samarra, dove si è verificato un attentato il 23 febbraio 2006 che ha distrutto la più sacra delle moschee sciite. Attentato cui ha fatto seguito un'ondata di violenza che ha provocato 1500 vittime e la distruzione, per vendetta, di un centinaio di moschee sunnite.
il quotidiano scelto è stato il Milliyet, di orientamento laico e progressista. L'Hurriyet pare sia più di tipo scandalistico, pur non mancando di analisi politiche affidabili.
aspetto sempre suggerimenti.
Capitolo 5
Ankara. Turchia. Appartamento del Ministro Ulubelen a. D. 2006. Febbraio.
Akim Ulubelen era immerso nella lettura del Milliyet. Di tanto in tanto sollevava il viso e gettava brevi occhiate allo schermo del televisore. Notizie economiche, avvenimenti di cronaca. Il suo cervello si divideva equamente tra ciò che leggeva e ciò che vedeva e sentiva.
“Un attacco alla moschea di al’Askariya, a Samarra, ha provocato il crollo di una parte della cupola d’oro. Il mausoleo di Samarra è una delle più importanti mete del pellegrinaggio sciita. Uomini armati hanno fatto esplodere due cariche esplosive intorno alle 7 locali, dopo aver neutralizzato i cinque poliziotti di guardia. Gli attentatori sono poi riusciti a fuggire. L’ayatollah Alì al Sistani, ha invitato oggi tutti gli sciiti a protestare per quanto accaduto, pur chiedendo di evitare attacchi alle moschee sunnite. L’attentato ha invece scatenato un’ondata di violenza...”
Ulubelen s’irrigidì e lasciò cadere il giornale, che finì sul pavimento. Ma l’inquadratura era già cambiata, la signorina era stata sostituita da un colonnello dell’aeronautica che informava sulle previsioni del tempo. Il ministro era sulle spine. Era da quando aveva ricevuto il messaggio di Tarsim che stava cercando un modo per inviare un suo agente nella zona di Samarra ma, nonostante la sue influenza, tutti i tentativi erano falliti. L’Iraq, per un motivo o per l’altro, gli era precluso.
Sapeva che, dopo l’invasione americana recarsi in quel paese era diventato molto difficile, ma ci aveva provato, e più di una volta. Tutto quello che aveva ricavato erano state risposte molto cortesi ma molto ferme. Era impossibile, inutile insistere. I voli commerciali erano diventati sempre più rari e controllati e le frontiere del paese erano state pressochè chiuse. Fino a quando la situazione politica non si fosse stabilizzata, la nazione era pressochè sigillata. I pochi visti che venivano rilasciati erano riservati alle attività indispensabili, a pochi giornalisti o agli operatori umanitari, dove servivano. E tutti quelli che entravano nel paese dovevano girare con la scorta armata.
Il ministro imprecò silenziosamente. Ciò gli precludeva anche la possibilità di mandarci qualcuno in incognito. Con un militare attaccato alle costole, al massimo, il suo inviato poteva fare un giretto al mercato, non certo intrufolarsi in una tomba di nascosto. Ma ora...
Afferrò il telecomando e cambiò canale. Le varie programmazioni erano rigorosamente rispettate. Un film alquanto datato, un documentario sulle abitudini dei serpenti africani, un musical, l’immancabile dibattito politico. Nessuno di quei giornalisti pareva preoccuparsi di fornire notizie più dettagliate sull’attentato. Maledizione a quelle menti ottuse! Scagliando il telecomando sul divano, e soffocando un’imprecazione, afferrò il cordless. Digitò un numero.
«Hallo?»
«Atila? Sono Akim»
All’altro capo del filo si udì una breve risata. Atila Amman, Ministro della Sanità, suo amico di lunga data, e compagno di partito politico, era sempre stata una persona aperta e gioviale. La roca risata di gola, che conosceva tanto bene, lo rinfrancò immediatamente.
«Ti ho disturbato? » Si sincerò Ulubelen
La risata divenne più aperta.
«Non mi hai disturbato affatto, amico, anche se, forse, non hai guardato l’orologio, prima di chiamarmi.»
Ulubelen gettò una breve occhiata alla sua pendola inglese. Segnava le ventidue.
«Scusa, non avevo fatto caso all’ora»
«Scusato, comunque non sentirti in colpa.»
«Cercherò di non avere rimorsi» borbottò Ulubelen.
«E io ti aiuterò a non averne. Non ero ancora a letto, se è questo che temevi. Stavo giusto aspettando un diversivo. Comunque, che volevi?»
«Stavo ascoltando le ultime notizie…»
«Ebbene?»
«Hai sentito dell’attentato a Samarra?»
«Sì. Perché ti interessa?»
Seguì un istante di silenzio. Ulubelen si morse le labbra. Doveva stare molto attento a non lasciarsi sfuggire nulla di compromettente, altrimenti il suo amico non lo avrebbe più lasciato in pace. Fortunatamente, Atila non ritenne opportuno infierire.
«Be’. Lasciamo perdere i tuoi misteri, non li voglio conoscere. Torniamo al tuo problema.»
«Sai che devo mandare qualcuno proprio in quella zona, o nei dintorni» spiegò alla fine Ulubelen
«Lo so, me ne hai già parlato. E mi ricordo anche di averti detto che non potevo aiutarti.»
«Ma adesso, può diventare possibile...»
«Non ti seguo»
«Maledizione, fai uno sforzo di fantasia. L’attentato, e i disordini che ne sono seguiti, avranno pure provocato qualche vittima. Da quel poco che ho sentito gli sciiti si stanno vendicando ben bene.
«E allora?»
«Avranno presto bisogno di medici, di aiuti, di qualche cosa, insomma.»
«Se è solo per quello la Croce Rossa sarà la prima ad intervenire. Magari è già sul posto»
«Se ci va lei potremmo anche andarci noi. Questo attentato è una fortuna»
«Non la chiamerei proprio una fortuna...»
«Senti, lascia perdere il politically correct. Non voglio essere ipocrita, non con te, ci conosciamo da troppo tempo.»
«Sputa il rospo, amico, che cosa proponi?»
«Di farci avanti. Se ci possono andare Medici senza Frontiere, Emergency e gli altri, perché no la nostra Mezzaluna Rossa? Sei o non sei il Ministro della Sanità?
«Sbaglio, o mi stai proponendo di organizzare una spedizione umanitaria?»
«Non sbagli.»
Akim udì chiaramento il sospiro dell’amico. «Non è una cosa molto semplice...»
«Senti, Atila, vuoi aiutarmi o no?»
«Ma certo che voglio. Non scaldarti tanto. Se proprio ci tieni organizzerò la tua missione, ma vedi di non mettermi nei casini.»
«Non preoccuparti ci manderò un medico. Un vero medico. Ti giuro che non avrai rogne.»
«Allora siamo d’accordo. Ti accontenterò. Ma continuo a chiedermi perché devi assolutamente spedire qualcuno proprio in Iraq.»
«Atila, ti prego, non insistere. Non te lo posso dire.»
«Va bene, va bene.» Una nuova risata. «Adesso però devo chiudere. Domani mi aspetta una giornata piuttosto pesante. Ti farò sapere e... ricorda che mi devi un favore.»
Un clik segnalò al ministro che la conversazione era stata troncata. Ulubelen posò il cordless sul ripiano del tavolino e si adagiò mollemente sui cuscini di raso. Chiuse gli occhi. Il giornale continuò a restare a terra
«Mi dispice per quei poveretti, ma non posso lasciarmi sfuggire questa occasione. Per me è un vero miracolo…» borbottò.