DOCkS della Bloody Roses Secret Society

Amico mio irresistibile, Petra March

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folgorata
view post Posted on 23/4/2014, 18:25




Amico mio irresistibile


Prologo



La prima volta che vidi Eagan fu attraverso un velo di vetro e gocce di pioggia. Avevo nove anni e lui quattordici.
Eravamo dai miei genitori, pioveva e stavo giocando da sola all’esterno. Indossavo un impermeabile giallo ed erano gialli anche gli stivali. Eagan, i suoi genitori e i miei erano in cucina intenti a parlare, ridere e probabilmente stavano preparando il tè. Potevo vederli attraverso la finestra. Il nostro giardino era chiazzato da piccole e grandi pozzanghere. Ci saltavo intorno fingendo che fossero buchi neri che rischiavano di risucchiarmi se solo avessi sfiorato la loro superficie con la punta dei piedi.
Quando mi fermai e guardai su notai Eagan che mi osservava attraverso la finestra. Mostrava un sorriso lieve, appena accennato. Io ricambiai incerta e ricominciai a giocare.
Dopo poco mi raggiunse all’esterno. Reggeva un ombrello di colore viola cupo. Lo fissai senza muovermi dal bordo di una pozzanghera molto profonda. Lui rimase dal lato opposto e per pochi secondi ci valutammo. Notai che teneva i piedi troppo vicini all’acqua e avrei voluto avvertirlo del pericolo dei buchi neri ma mi vergognai. Era alto come un gigante. Il suo sorriso era gentile e odorava di buono…
«Profumi di biscotti» gli dissi.
Ridacchiò e il suono mi trasmise una sensazione di calore. «Mia madre ha una fissa per il cinnamomo, lo metterebbe ovunque. Ritiene che perfino i fazzoletti siano più soffici se sanno di cannella, per non parlare del sapone…» spiegò.
«Non dovresti stare così vicino all’acqua, è pericoloso» mi decisi a informarlo.
Lui contemplò con espressione seria la pozzanghera scura che ci separava e risollevò lo sguardo su di me: «Ho letto da qualche parte che se salti in una pozzanghera, le correnti possono trasportarti in un altro mondo.»
Immediatamente l’acqua nera divenne meno spaventosa e più interessante. «Se ci salto dentro e mi perdo in quell’altro mondo mi correrai dietro per riportarmi qui?» gli chiesi.
Sorrise. «Naturalmente.»

I.


So che è crudele ma non ricordo il suo nome.
Ci siamo incontrati a un party. Lo avevo agganciato per via dei colori, i medesimi di Eagan: capelli biondo scuro e occhi blu. Ma tutto il resto sembra sbagliato. È alto e dinoccolato e dal modo in cui cammina e si muove è evidente che si sente a disagio con se stesso. Ed è più giovane rispetto a Eagan.
Abbiamo bevuto e parlato. Mi ha invitato da lui e io ho accettato.
È terribile ma non rammento il suo nome.
Ci troviamo nella sua camera da letto. Le luci sono accese e abbiamo ancora i vestiti addosso. Sto pensando che odora di birra e sudore.
Mi sospinge contro il muro. Non riesco a costringermi a toccarlo così allargo i palmi contro i mattoni dietro di me e con i polpastrelli ne seguo i rilievi e le fessure.
Mi affonda il viso nell’incavo del collo. I suoi baci sono caldi e bagnati. Chiudo gli occhi.
Non ricordo il suo nome e non provo nulla.
Mi spinge l’erezione contro il ventre e comincia ad armeggiare; la cerniera fredda dei suoi Jeans mi graffia la pelle scoperta della pancia: questo sento.
Alita e geme su di me. Apro gli occhi e comincio a contare le macchie sul tappeto ai nostri piedi. Mi fa scivolare una mano sotto la maglietta nera. Non indosso un reggiseno perché in realtà non mi serve e quando le sue dita sfiorano la parte inferiore del mio petto nudo emette un gemito.
Ora spinge con più forza contro di me e più velocemente. Il muro mi graffia un po’ la schiena: anche questo sento.
Mi racchiude a coppa il seno nel palmo e stringe.
Quando mi lamento pensa che io stia mugolando di piacere per ciò che sta facendo e lo schiaccia di nuovo. Io guaisco di dolore e lui geme godendo. Alla fine l’erezione scatta e il suo corpo magro si scuote. Viene.
«Scusa» mi ansima sul collo.
«Tutto bene» gli dico.
Mi sostiene ancora pressata contro il muro.
«È che sei così calda. Ti ho vista sul palco un paio di mesi fa. Con la tua chitarra e la gonna stretta e… Beh, sono felice di averti incontrato questa sera alla festa.»
La sua voce è roca e ancora venata di eccitazione. Mi bacia la spalla.
Io poso i palmi contro il suo petto e mi alzo sulle punte per posargli un bacio sulla guancia, poi, faccio pressione per allontanarlo.
«Le luci del palcoscenico sono ingannevoli» gli dico. «Ti fanno sembrare più alta, più appassionata. Migliore. Ma è solo un’illusione.»
Mentre lui è in bagno, lascio la sua stanza e poi la casa.

Tre giorni fa era il mio compleanno, il 1° febbraio.
Eagan mi ha chiamata.
«Happy Birthday, Brina!»
«Grazie», ho biascicato.
«Ho trovato un lavoro a Roma. Il mese prossimo abiteremo nella stessa
città, finalmente!»
La sua voce profonda risuonava attraverso il mio intero essere. Risvegliava sentimenti e sensazioni lasciate in sospeso troppo a lungo. Avevo provato a captare segni di disappunto o rabbia nel suo tono di voce ma tutto ciò che avevo percepito era gioia. Una gioia sincera.
«Davvero?» Stringevo il mio cellulare così forte che udii la plastica scricchiolare.
«Oh sì. Mi sei mancata.»
«Anche tu.»
«Ho letto che c’è una mostra su un artista italiano molto popolare e piuttosto eccentrico. Sono curioso. Andiamoci insieme quando arrivo.»
Esitai e subito il silenzio fu riempito da tutti gli anni che avevamo trascorso uno lontano dall’altra e da tutte le parole lasciate inespresse.
«Dimmi di sì, Brina» articolò in tono buffo: era insieme una richiesta e una preghiera.
«Sì» risposi in un soffio.

Ho vent’anni.
Entro poche settimane Eagan sarà qui.
Durante gli ultimi quattro anni siamo rimasti a malapena in contatto. Ho provato molto seriamente a non pensare a lui. Ho sepolto il suo ricordo sotto i baci, le carezze e le voci di altri ragazzi ma ora tutto ciò che sento, provo e avverto sulla pelle è lui e il suo profumo di cannella.





Edited by folgorata - 27/4/2014, 14:06
 
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