DOCkS della Bloody Roses Secret Society

SPECTRUM

« Older   Newer »
  Share  
Giordana_Ungaro
view post Posted on 4/4/2015, 17:40




1.
“Stanno stretti sotto i letti, sette spettri a denti stretti”.
Stephen King - It

Sulle fiamme ormai spente del fornello si levava il simulacro pallido e ben noto di Branda, l’amato padre. Scarnificato quanto un teschio con poche ciocche penzolanti sulla fronte, la mandibola ricadde in una chiostra di denti aguzzi e aprì un abisso buio. Giuseppe Francesco Borri medico mediolanense voltò le spalle allo spettro e mirò il cielo.
L’imbotte della finestra affondava per un paio di metri nella parete di tufo bianco. Nella cella d’onore di Castel Sant’Angelo filtravano solo un debole raggio di luna e l’alito gelido della notte. Sei metri più in basso scosso dai tremiti ondeggiò la mano e puntò l’indice.
Se ancora un refolo di forza gli restava nei lombi, la cella si sarebbe animata di volute azzurre, ignee e calde. Accompagnò col dito il penzolio della serpe con muso di topo, fermò lo sguardo ai naturalia sulle mensole più alte. Eccole!
Piccole creature gialle e nere nuotavano silenti nel vaso. Mormorò un’invocazione alle salamandre, vi fu un guizzo ma si estinse subito. Gli occhi di Francesco si velarono di disperazione, era troppo tardi. Prese a tremare.
Di lì a poco non ci sarebbe stato scampo. Il volto esangue e luminescente sarebbe riapparso. Lo spettro avrebbe spalancato le fauci e succhiato terrore fino a uccidere l’alchimista. Borri alzò la mano tremante verso l’automa del Torrioni simulatore dei moti celesti. L’abbassò fino a sfiorare la teca e tornò al leggio, al libro segreto.
Il codice gemello, uguale in tutto e per tutto a quello del reverendo magistro Athanasius. Dono dell’amico Nicholas, una chiave per esercitare quell’arte senza doverne pagare il prezzo. Pergamene custodi dell’arcano cosparsa di quella Polvere dei Gesuiti, ora, per grave disdetta, irrimediabilmente esaurita.
Un sospiro gli si levò tremante dal petto. Vecchio stolto dalle ginocchia incerte, pensare di invocare un silfio! Uno spirito, e dell’aria per giunta! La mente scompose le immagini nella sequenza di una teoria affrescata. La coppa di polvere inclinata tra i palmi, e poi la mistura caduta sull’atanor e sul fornello. Il silfio parava le mani inutilmente per evitare il danno. Un divampare e poi più nulla. Così era finita la sua fortuna.
Passò il dito sulla cucitura della pagina aperta. Erano rimasti pochi granuli. Insufficienti a fermare l’inevitabile né già il Palombara sarebbe giunto in tempo a rifornirlo. Francesco trasse un respiro profondo e si voltò verso il proprio destino. Lo spettro di Branda lo fissò in quieta attesa e rilasciò la mandibola in un sorriso di morte.
Giuseppe Francesco Borri crollò sul pavimento e il codice segreto cadde sulla pietra assieme a lui.
***
Cinque secoli dopo, Michele Benni voltò con delicatezza le pagine del manoscritto nella stanza di consultazione della Biblioteca dell’Orto Botanico di Padova e sentì di nuovo addosso lo sguardo della funzionaria.
Lo teneva d’occhio, controllava se il vecchio e prezioso tomo fosse trattato con la cura dovuta. Non sospettava minimamente cosa si celava in realtà sotto le spoglie apparenti di un tardo erbario ricolorato ad acquarello. Benni trattenne il sorriso e tornò a chinarsi sulle pagine.
L’inchiostro sbavato confondeva ulteriormente i caratteri misteriosi. Sfiorò con i polpastrelli l’immagine del girasole carnivoro. Sorrise.
La copia coeva, gemella e segreta del Manoscritto Voynich era ancora sua, una carta vincente.
Diede un ultimo sguardo alle figure, scrutò minuzioso i dettagli delle piante, la loro consistenza carnea, le radici tentacolari, le corolle giganti, poi lo ripose, nel vano tra due versioni arabe del De Materia Medica.
Lo avrebbe trafugato appena trovato un compratore. Non sarebbe stato facile convincere l’acquirente con l’esibizione di una semplice copia ma l’artigiano aveva fatto un buon lavoro. Un vero bibliomane non avrebbe resistito. Un pulsare alle tempie annunciò imminente l’emicrania, si massaggiò la fronte e andò a ritirare l’Herbarium Apulei Platonicii.
Sistemò sul leggio la copia del 1481 tratta da un manoscritto del quinto secolo e posizionò il cavalletto della macchina fotografica. Rimpicciolite nel visore, vide riflesse le rughe sulla fronte stempiata.
Quel lavoro lo consumava, i committenti lesinavano sui pagamenti anche per copie di qualità eccelsa e si era trovato costretto ad arrotondare col commercio di paccottiglia new age. Ma non sarebbe andato avanti così ancora per molto. Tornò con la mente alla carta vincente e il pensiero allentò la tensione. Premette il radiocomando della macchina digitale e fece il primo scatto.
Inutile lamentarsi della mole di lavoro. L’alternativa sarebbe stata ritrovarsi seduto sul divano, a fissare scettico il gohonzon sommerso da una catasta di tremila falsi acchiappasogni made in China in forma di gufo.
L’offerta di Callum McNeal, piume di pavone anziché di gufo, gli aveva dato modo di spuntare la metà del prezzo. Aveva accettato ma con la pretesa di avere almeno quelle bianche e nere delle ali.
Il piumaggio iridescente della coda di pavone sarebbe stato impossibile da spacciare per penne di gufo anche ai clienti più sprovveduti. Il pulsare iniziale alle tempie divenne più forte.
La sfortuna continuava a perseguitarlo e aggravava una situazione di per sé non favorita dalla sorte. Aveva ancora quarant’anni ma ne dimostrava parecchi di più. Un’evidente calvizie gli aveva diradato i capelli. Gli occhiali dalle lenti tonde erano spessi come fondi di bottiglia. Come non bastasse poteva contare su un fisico smunto e flaccido. La pancetta debordante dalla cintura dei jeans accentuava la magrezza delle gambe, sottili come stuzzicadenti. La tacca rossa dell’esposimetro si offuscò.
Non era facile mantenere la concentrazione. Il pensiero di quanto fosse squallida la sua continuò a strisciargli nella mente. Era single e l’unica presenza femminile costante era quella di sua madre! Una nuova fitta alla tempia lo fece trasalire.
Lo trattava come fosse ancora un bambino. Era onnipresente e lo importunava con quella mania di raccontare aneddoti di quando era piccolo. Finiva sempre per metterlo in ridicolo davanti agli altri. Estrasse dalla tasca la penna biro, ne succhiò distratto il pulsante mentre sistemava l’inquadratura. Scattò qualche foto velocemente e imprecò quando si accorse dell’errore nella messa a fuoco. Doveva rifarle, pensò sempre più innervosito.
Non era timido, anzi, e nemmeno un lupo solitario, eppure, non riusciva a instaurare alcun tipo di rapporto con l’altro sesso. Si era anche iscritto a un sito di incontri online ma con scarsi risultati. Non capiva dove sbagliava.
Certo non era un adone ma aveva altre qualità, era educato, galante, spiritoso e oltretutto le donne contattate tramite internet erano tutto tranne modelle da copertina! Raddrizzò la schiena e propose alla funzionaria di fare una breve pausa.
Si rifugiò nelle toilette e trasse un sospiro. La situazione era al limite. Se dapprima le donzelle sparivano dopo un paio di appuntamenti ora lo facevano dopo appena mezz’ora dal primo incontro. L’apoteosi del disastro si era verificata pochi giorni prima. La signorina in questione si era alzata per andare al bagno e non era più tornata. Lui era rimasto seduto al tavolo del pub, da solo, aveva fissato il vuoto per mezz’ora prima di alzarsi e cercare di capire dove fosse finita.
La macchina della donna non era più nel parcheggio, così era tornato nel locale e aveva bevuto lo scotch della fuggitiva. Poi ne aveva ordinato un terzo e un quarto, perso in meditazioni senza costrutto, indeciso se chiamarla o meno.
Doveva esserci una spiegazione. Forse. Aveva quindi estratto dalla tasca il taccuino deciso a scrivere una lista di possibili cause. Man mano l’alcool aveva reso lui meno lucido e le idee più grottesche, finché, totalmente sbronzo, si era trovato a ridacchiare divertito di quell’assurdità. Infine aveva pagato e lasciato una mancia persino. Cosa strana, tirchio com’era. Quella sera ormai era in vena di follie.
Fan culo le donne, fan culo internet, fan culo tutti. Sarebbe salito in macchina, avrebbe mandato un bel messaggino a quella maleducata cafona con scritto qualcosa di appropriato, scialacquato un altro po’ di euro con una puttana e se ne sarebbe andato a letto soddisfatto invece di rimuginare sul perché la lavandaia sciatta e cicciona se ne era andata.
Aveva riflettuto. Avrebbe dovuto essere lui a farle lo scherzo. Poteva trovare sicuramente di meglio di una grassa, triste e insoddisfatta casalinga di mezza età trovata su internet. Rinvigorito se n’era uscito sorridente, era salito in auto e come per magia non era stato fermato dalla vista di nessuna squillo sul ciglio della strada, bensì dalla volante dei carabinieri. Lo avevano sottoposto all’etilometro, multato e come non bastasse gli avevano ritirato la patente.
Mentre tirava lo sciacquone i pensieri andarono al ciao parcheggiato all’esterno dell’Orto Botanico, sotto la pioggia, unico mezzo di locomozione rimastogli. Spinse in bocca due compresse di aspirina, le ingoiò con una lunga sorsata d’acqua del rubinetto e tornò in biblioteca.
Mezz’ora dopo, concentrato sugli scatti e perso in quelle considerazioni, trasalì nel sentire il tocco di una mano sulla spalla. Catturò per errore l’istantanea della funzionaria nell’atto di girare la pagina e si voltò.
«Hey, Michele, vecchio mio!» esclamò Todaro nello splendore tutto grigio della sua essenza di archivista. Fu quasi un’apparizione, tipico delle sue entrate in scena.
L’uomo lo fissò con sguardo critico poi si accostò all’obbiettivo per valutare l’inquadratura:
«Non è che comincia a farti male maneggiare testi antichi? - mormorò come rivolto a se stesso poi sornione sorrise. - Ce ne sono di pericolosi.»
 
Top
Imogen Barnabas1
view post Posted on 8/4/2015, 07:15




ciao, buongiorno
ecco cosa rilevo:

il simulacro pallido e ben noto di Branda, l’amato padre: il pallido e noto simulacro di Branda, suo padre

mirò il cielo non mi piace, anche se è una scena da quel che capisco ambientata nel rinascimento o giù di lì ma personalmente non amo le parole fuori tempo: guardò il cielo, sollevò lo sguardo al cielo, ecco

Aveva ancora quarant’anni : aveva SOLO quarant'anni

fanculo è tutto attaccato credo :D

«Non è che comincia a farti male maneggiare testi antichi? - mormorò VIRGOLA come rivolto a se stesso VIRGOLA O PUNTO E VIRGOLA poi sorrise SORNIONE. - Ce ne sono di pericolosi.»

ciao :)
 
Top
Mollie Miles
view post Posted on 8/4/2015, 18:52




Grazie, Barbara! :-)
 
Top
margaret gaiottina
view post Posted on 11/4/2015, 04:49




Ciao Giordana, buongiorno a tutte ragazze.
Non era facile mantenere la concentrazione. Il pensiero di quanto fosse squallida la sua continuò a strisciargli nella mente.
dopo sua ci vuole qualcosa,tipo vita o esistenza.

Certo non era un adone ma aveva altre qualità, era educato...
credo che dopo "certo" ci voglia una virgola

Come non bastasse poteva contare su un fisico smunto e flaccido.
Dopo "Come se non bastasse" mettere virgola

«Hey, Michele, vecchio mio!»
Hey? Non credo che si scriva così, io ho trovato "Ehi"

Allora la prima parte è "anticata" in quanto si riferisce a un passato parecchio passato :-) spero che nel romanzo ce ne siano poche perché un tipo come me fa parecchia fatica a leggere questo genere di ritmo.
Riguardo la parte contemporanea invece il testo è scorrevole e ben fatto, sto poveretto ha una vita davvero sfigata :-)
 
Top
Mollie Miles
view post Posted on 11/4/2015, 10:36




Grazie Gaia
 
Top
Mollie Miles
view post Posted on 11/4/2015, 11:24




Il pezzo anticato iniziale è l'unico
 
Top
mandar
view post Posted on 11/4/2015, 19:21




squallida la sua esistenza continuò

Dunque, la prima parte scorre in modo un poco difficoltoso, però funziona e acchiappa. La seocnda parte è più semplice, ovvio, ma si legge comunque volentieri.
 
Top
Giordana_Ungaro
view post Posted on 12/4/2015, 12:26




Grazie ragazze, ribadisco che si ...la prima parte "antica" è anche l'unica, da solo un tocco storico, un piccolo riferifento a un 'qualcosa' di cruciale e ridondante.
 
Top
Mollie Miles
view post Posted on 12/4/2015, 22:09




Mandar qua molto parca mi diceva in chat, che a lei piace e secondo lei il tutto funziona. Gaia è un po' lontana da target
 
Top
8 replies since 4/4/2015, 17:40   75 views
  Share