DOCkS della Bloody Roses Secret Society

Il Secondo Avvento

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folgorata
view post Posted on 17/12/2010, 23:18




Ormai mancavano solo poche ore all’incontro, poi avrebbe consegnato il tutto e sarebbe rientrato immediatamente ad Ankara, (qui togli la virgola) con il primo volo disponibile e avrebbe smesso con quel lavoro. Una cattedra all’Università era l’ideale per lui. Niente più spedizioni fortunose. (qui vai a capo) Da lontano vide l’insegna dell’Hotel.



e lui aveva potuto occuparsene personalmente, (togli la virgola) eliminando dalla faccia della terra ogni traccia di ciò che era andato a cercare


Richiuse anche quello (metti una virgola) nella cassaforte, appoggiandolo sopra le fotografie.

Andò sulla terrazza, gettò un’occhiata al Bosforo illuminato. (togli:, che si stendeva sotto.)

La vista era magnifica, (togli virgola) ma quella sera non riusciva a godersela.

ALLORA CAP 1 E 2: interventi perfetti, nei modi e per come li hai dosati. Risultato: due capitoli perfetti.

Vado a leggere il nuovo cap
 
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folgorata
view post Posted on 17/12/2010, 23:58




CAPITOLO 3

CITAZIONE
Centro di Ricerche Sperimentali sulla Riproduzione Umana. a. D. 2000 Marzo.

Forse meglio:
Centro di Ricerche Riproduzione Umana. a. D. 2000 Marzo.

CITAZIONE
ad individuare

usa la "d" eufonica solamente davanti a parole che cominciano con la stessa vocale della congiunzione: ad Alassio, ed egli, a Efeso, e ora.

CITAZIONE
i tetti di parecchie dacie

Meglio: i tetti delle dacie, stranamente numerose,

CITAZIONE
le cui travi di legno rompevano

Meglio:
il cui profilo ligneo rompeva

CITAZIONE
Dai camini uscivano sottili fili di fumo che si confondevano con le basse nubi:

Meglio: Dai camini uscivano sottili i fili di fumo e andavano a confondersi con le nubi.
CITAZIONE
Un cartello, all’ingresso, avvertiva che gli edifici facevano parte di un nuovo Centro di Ricerche.

Prima di questa frase devi dire che il comprensorio è recintato e poi dici che sul cancello c'è il cartello

CITAZIONE
Il personale era pochissimo e accuratamente selezionato.

Questa notazione la devi rimandare. Fin'ora hai dscritto il posto con gli occhi di uno che vi si approssima per la prima volta. La notazione invece che il personale è selezionato può farla tra se il tizio che vai a introdurre nel paragrafo successivo

CITAZIONE
di un comodo salottino

in un comodo salottino


CITAZIONE
sessantina d’anni, sembrava dormire profondamente

(leva profondamente, un uomo che riflette può sembrare dormire ma non profondamente)

CITAZIONE
si era messo in testa

Meglio: si era prefisso

CITAZIONE
non aveva certo risparmiato le forze

meglio: aveva messo tutto se stesso

CITAZIONE
Grazie alle sue conoscenze, e alle sue possibilità economiche,

Togli i possessivi:
Grazie alle conoscenze, e alle possibilità economiche, (va da sé che siano le sue)

aveva anche (togli "anche") compiuto qualche passo nella direzione giusta ma,


giusta ma, purtroppo, (togli: purtroppo) l’obiettivo finale era ancora lontano. (togli: e al di là da venire.)



CITAZIONE
Non poteva, maledizione, non poteva! Doveva rassegnarsi, non ce l’avrebbe mai fatta.Perciò aveva messo in moto il suo vecchio amico

Questa frase va tolta sostituita. non devi spiegare devi mostrare e accennare appena al motivo per cui lui non avrebbe mai potuto muoversi personalmente. Una cosa tipo:
Sospirò pesantemente e lo sguardo andò al piede malconcio. Era stato costretto a mettere in moto il suo vecchio amico

CITAZIONE
Era sicuro che il pomposo cardinale non avrebbe voluto aiutarlo,

Era sicuro che il pomposo cardinalenon l'avrebbe aiutato se solo avesse potuto

CITAZIONE
ma lui possedeva le armi per costringerlo e metterlo con le spalle al muro. Finora si era limitato alle minacce, ma presto sarebbe passato ai fatti.

Ma ora se non fossero bastate le minacce la strategia prevedeva di passare ai fatti. Perchè qusta modifica: "lui" possedeva le armi per costringelo e metterlo... non è immediatamente chiaro se questo "lui" sia l'uomo che riflette o il cardinale. Per evitare il problema in questo caso sei costretta a passare a far agire "gli oggetti": le minacce e i fatti.

CITAZIONE
La partita, per quanto lo riguardava, era ancora aperta e tutta da giocare. Non per niente possedeva la chiave che faceva girare il mondo del terzo millennio: il denaro. Molto denaro. Impressionanti quantità di denaro.

Toglilo

CITAZIONE
Era sicuramente l’uomo più ricco del pianeta, anche se nessuno lo avrebbe mai sospettato.

Toglilo


CITAZIONE
Tutti lo conoscevano come medico, anzi, era considerato un valente scienziato con il pallino della filantropia. Per sicurezza personale, e soprattutto per non farsi scoprire, non controllava neppure il suo patrimonio di persona, ma lo gestiva per mezzo di società anonime. Una miriade di società, che in un modo o nell’altro, facevano capo a persone di sua fiducia. Chi, salvo che non sapesse che cosa cercare, e non avesse avuto a disposizione mezzi e tempo, sarebbe risalito fino a lui? Da anni viveva in quella remota parte del mondo, e il suo nome, che sarebbe ben potuto comparire nel Gotha della finanza internazionale, era totalmente sconosciuto. C’era chi compariva per lui, chi operava seguendo le sue direttive. Lui era la mente che tirava i fili, gli altri erano solo il braccio che agiva.

Toglilo e Sostituisci:
Tutti lo conoscevano come medico, anzi, un valente scienziato ingnorando le sue attività finanziarie (qua devi inventarti una cosa tipo, "cominciate decenni prima con la morte del tutore che lo aveva adottato e che gli avea lasciato in eredità il patrimonio di pietre e carati navali. sogghignò al pensioero dell emontagne di denaro cumulate in quegli anni all'insaputa del mondo. Sospirò. Grande cosa era la finanza che crea denaro col denaro nella più perfetta e tutelata discrezione. Quanti miliardi in euro? Forse era arrivato a cifra tonda. E comunque una cifra comparabile al Pil di un piccolo paese sudamericano.")

CITAZIONE
quella lurida

la maledetta

CITAZIONE
Tornò improvvisamente serio.

Tornò improvvisamente serio. Mentre i risultati concreti della sperimentazione continuavano a scivolargli tra le dita come sabbia di un miraggio siriano, intanto il diabete avanzava corrodendo dopo le vene, la carne.

CITAZIONE
la vecchiaia, la malattia, la morte, non gli avrebbero più fatto paura e non era detto che non potesse arrivare addirittura all’immortalità

invece...

A Roma dovevano essere certi che (inserici "lui") non stava affatto scherzando

Ok, editing impegnativo. Il capitolo successivo lo copio e intrvengo direttamente sul testo se no ci metto troppo tempo. Debbo ancora controllare la struttura complessiva per come si evince dalla seconda trama che mi hai mandato.

Edited by folgorata - 18/12/2010, 00:16
 
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folgorata
view post Posted on 18/12/2010, 00:36




Capitolo 4

Abidjan. Costa d’Avorio. a. D. 2000. Aprile

Il professor Michel Durrand, probabile candidato al Nobel per l’economia, contrariamente al SUO solito, si era concesso una breve vacanza. Questa la VERSIONE ufficiale. Ma la persona con cui aveva appuntamento nella sua camera d’hotel, quella mattina, non era un amico, non era neppure un socio o un collega. Era un perfetto sconosciuto.
Qualcuno bussò, il professore aprì la porta.
«Prego si accomodi pure.»
Il gigantesco nero non se lo fece ripetere. Durrand lo osservò attentamente. All’incirca di mezza età, di corporatura enorme, centoventi, centotrenta chili di peso distribuiti su un metro e novanta d’altezza. Indossava un abito a giacca di taglio occidentale, d’ottima fattura, ed alle dita grassocce brillavano tre anelli. Diamanti, di qualche carato l’uno. La pelle, nera e lucida, era in stridente contrasto con la camicia, bianca e immacolata.
«Lei è dottor Durrand?» S’informò il nuovo arrivato, sfoderando una voce roca e gutturale. INQUIETANTE quanto il suo aspetto.
Michel non aveva tempo di ANDARE tanto per il sottile. Sebbene quell’uomo RAPPRESENTASSE TUTTO CIò che meno apprezzava, pacchiano, volgare e palesemente arricchito, gli era tuttavia necessario.
«Sono io, lei è…»
Fu interrotto da un cenno
«La prego., niente nomi. Meno circola il mio nome, e quello del mio paese, E LA MIA PROVENIENZA E meglio è per tutti. Non per niente ho stabilito di incontrarci in una zona neutra. Abijan è un porto di mare…» lo avvertì l’interpellato, con fare burbero.
«Va bene, niente nomi» concesse Durrand, tagliando corto. «Veniamo AL dunque a no
«Sono a sua disposizione»
«Lei sa perché è qui?»
«Mi è stato ordinato di venire a parlare con lei. E, come vede, sono venuto»
«Bene, vedo che sa starsene abbottonato. Gradisce qualcosa da bere?»
«Uno scotch»
Durrand suonò per il cameriere.
«Uno scotch per il signore e una birra per me» ordinò al giovane che, in giacca rossa con alamari dorati, si era presentato alla porta, attendendo ordini.
Non appena uscito il ragazzo, il francese riprese:
«Ho già avuto i necessari contatti con il suo diretto superiore. Lui sa quello che voglio.»
«Le dispiacerebbe chiarirlo anche a me? In fin dei conti sono io aD AGIRE muovere le fila»
«Niente in contrario», sorrise Durrand. Quell’uomo non era uno stupido, doveva procedere con i piedi di piombo. «Desidero che le missioni cattoliche in AfricaIN COSTA D'AVORIO, abbiano, come dire... qualche difficoltà»
L’ospite lo guardò, corrugando appena un sopracciglio folto e cespuglioso.
«In che senso?»
«Nel senso che vi ho detto. Qualche difficoltà.»
«Attacchi a sorpresa?»
«Esatto.»
«Vi costerà parecchio. In Africa i I COMBATTENTI SONO ABITUATI AL DENARO FRANCESEhanno sempre bisogno di fondi e se si muovono è per uno scopo. Nessuno fa niente per niente»
«Lo so, ma sono disposto a pagare. E, comunque, questi sono problemi miei e non devono interessarla» RISPOSE ASCIUTTO IL PROFESSORE.
«Contento voi… a me basta avere la mia parte. Non volevo impicciarmi nei suoi affari.»
«Ecco, bene, si preoccupi di se stesso e non pensi a nulla.»

IL GIGNTE NERO SI RILASSò MENTRE
Il cameriere tornAVA con I DRINK. I due tacquero finchè la porta non si richiuse.
«C’è qualche limite da rispettare?» riprese l’ospite, non appena furono di nuovo soli.
«Affermativo. Diciamo che il primo colpo deve essere duro, ma senza esagerareDESTARE ATTIRARE L'ATTENZIONE DEI MEDIA INTERNAZIONALI. Per il momento almeno.» Replicò il francese sorseggiando la birra. Era gelata al punto giusto. Il servizio era ineccepibile.
«Va bene,» ma le ripeto che questo scherzetto le costerà parecchio.»
«Sta ancora impicciandosi degli affari miei, caro signore. A lei non deve interessare quanto denaro mi costerà, ma solo il come e il quando.»
Durrand era estremamente serio, appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolino di cristallo.
L’interlocutore si alzò.
«Ok, ok. Non si arrabbi, ritiro quello che ho detto. Adesso credo sia giunto il momento di andarmene. I miei superiori hanno trovato la sua proposta molto appetibile e io anche. Stia tranquillo, avrà ciò che desidera»
«Ci conto » mormorò Durrand alzandosi a sua volta.
Uscito l’uomo, Michel si concesse qualche minuto per riflettere, poi si alzò e si diresse verso il computer. Gli restava ancora qualcosa da fare.
Il messaggio mail raggiunse Vorkuta, in Siberia. Il testo diceva semplicemente: Operazione AVVIATA conclusa con successo.

Ok, va bene così. :-)
 
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mandar
view post Posted on 18/12/2010, 17:14




un'ultima cosa: il nero gli dà prima del lei, poi del voi e di nuovo del lei. :)
ed è strano che dica Le costerà parecchio senza dire mai la cifra: sono uomini d'affari, secondo me i numeri se li dicono eccome.
 
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arabafelix
view post Posted on 19/12/2010, 20:14




Grazie a Folgorata per l'editing.
Per Mandar: non volendo parlare di cifre, ho inserito un messaggio scritto che passa da una mano all'altra. Corretto voi-lei.
Sto spulciando tra un racconto e l'altro. Sto leggendo.
Sto imparando.
 
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mandar
view post Posted on 19/12/2010, 21:47




sì, qui impariamo tutte. :)
 
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arabafelix
view post Posted on 22/12/2010, 11:14




Visto che ci sono altri interventi, credo sia arrivato il momento di postare il 5 e 6 capitolo.
Vi ringrazio in anticipo per i vostri consigli e vi auguro un sereno Natale.

Capitolo 5

Ankara. Turchia. Appartamento del Ministro Ulubelen a. D. 2000. Aprile.

Akim Ulubelen era immerso nella lettura di un giornale. Politica interna, interviste. Di tanto in tanto sollevava il viso e gettava brevi occhiate allo schermo. Notizie economiche, avvenimenti di cronaca. Il suo cervello si divideva equamente tra ciò che leggeva e ciò che vedeva e sentiva.

“…Apprendiamo che un terremoto ha colpito questa mattina, alle nove ora locale, la zona attorno a Baghdad. Il Presidente Iracheno, in un discorso trasmesso dalle reti televisive di Stato, ha tuttavia negato la circostanza ed ha rassicurato la popolazione, sostenendo di avere il pieno controllo della situazione. La magnitudo della forza distruttiva, rilevata dai nostri sismografi, ha raggiunto il sesto grado della scala Richter. La Croce Rossa Internazionale, la Mezzaluna Rossa e l’Associazione Medici Senza Frontiere si sono offerti di inviare aiuti, medicinali e viveri. L’offerta è stata declinata…”

Ulubelen s’irrigidì e lasciò cadere il giornale, che planò sul pavimento. Ma l’inquadratura era già cambiata. Ora stavano trasmettendo le previsioni del tempo. Il ministro era sulle spine. Da quando Tarsim gli aveva fatto pervenire il messaggio stava cercando il modo di inviare un suo agente a Baghdad, ma tutti i suoi tentativi erano falliti. L’Iraq, per un motivo o per l’altro, gli era precluso.
Imprecò silenziosamente. Quel pazzo sanguinario che avevano come vicino si era messo in testa di gestire lo Stato come se fosse un suo feudo privato. Non concedeva visti di ingresso, a meno che non si parlasse di denaro. Ma il governo turco non gli avrebbe concesso dei fondi senza la sicurezza di ricavare un utile. E lui non poteva fornire quelle certezze.
Come alternativa poteva mandarci qualcuno da privato cittadino, ma il fatto avrebbe sollevato una ridda di pettegolezzi. Domande e scartoffie a non finire. Perchè ci andava, quanto intendeva fermarsi...
No. Non avrebbe mai potuto trovare ciò che cercava agendo alla luce del sole. Il clamore pubblicitario era fuori questione. Troppo grossa la posta in palio.
Afferrò il telecomando e cambiò canale. Le varie programmazioni erano rigorosamente rispettate. Un film alquanto datato, un documentario sulle abitudini dei serpenti africani, un musical, l’immancabile dibattito politico. Nessuno di quei giornalisti pareva preoccuparsi di fornire notizie più dettagliate sul terremoto. Maledizione a quelle menti ottuse! Scagliando il telecomando sul divano, e soffocando un’imprecazione, afferrò il cordless. Digitò un numero.
«Hallo?»
«Atila? Sono Akim»
All’altro capo del filo si udì una breve risata. Atila Amman, Ministro della Sanità, suo amico di lunga data, e compagno di partito politico, era sempre stata una persona aperta e gioviale. La roca risata di gola, che conosceva tanto bene, lo rinfrancò immediatamente.
«Ti ho disturbato? » Si sincerò Ulubelen
La risata divenne più aperta.
«Non mi hai disturbato affatto, amico, anche se, forse, non hai guardato l’orologio, prima di chiamarmi.»
Ulubelen gettò una breve occhiata alla sua pendola inglese. Segnava le ventidue. In effetti era un po’ tardi.
«Scusa, non avevo fatto caso all’ora»
«Scusato, comunque non sentirti in colpa.»
«Cercherò di non avere rimorsi» borbottò Ulubelen.
«E io ti aiuterò a non averne. Non ero ancora a letto, se è questo che temevi. Stavo giusto aspettando un diversivo. Comunque, che volevi?»
«Stavo ascoltando le ultime notizie…»
«Ebbene?»
«Pare che ci sia stato un terremoto in Iraq.»
«Ah, sì. L’ho appena sentito. Non è una zona sismica e la scossa, per fortuna, non è stata neppure eccessivamente forte. Perché ti interessa?»
Seguì un istante di silenzio. Ulubelen si morse le labbra. Doveva stare molto attento a non lasciarsi sfuggire nulla di compromettente. D’altra parte, che cosa avrebbe potuto dire? Che si stava muovendo sulle tracce di qualcosa che avrebbe potuto distruggere il mondo intero? Come minimo il suo amico lo avrebbe fatto internare. E, se ci avesse creduto, sarebbe stato anche peggio.
Fortunatamente, Atila non ritenne opportuno infierire.
«Be’. Lasciamo perdere i tuoi misteri, non li voglio conoscere. Torniamo al tuo problema.»
«Avrei bisogno di inviare qualcuno in Iraq.» spiegò alla fine Ulubelen .
«Non mi sembra una buona idea.»
«Lo so, ma devo.»
«E con che scusa?» Atila Amman era perplesso
«Approfittando di questo sisma, naturalmente. Conosciamo benissimo le condizioni di quel paese.»
«Non ti seguo»
«Maledizione, fai uno sforzo di fantasia. I nostri vicini avranno bisogno di medici, di aiuti, di qualche cosa, insomma. Potremmo farci avanti noi e, con il tuo appoggio, potrei infiltrare in Iraq qualcuno, in fin dei conti sei il Ministro della Sanità e...»
Il suo interlocutore non lo lasciò terminare.
«Impossibile. Primo: il presidente iracheno ha negato perfino che il terremoto si è verificato. Secondo: in conformità a questa posizione, si rifiuterà di accettare aiuto da chicchessia e, conoscendo il tipo, è anche prevedibile. Terzo: se anche, per puro miracolo, si decidesse ad ammettere di avere qualche problema e accettasse di aprire le frontiere, non crederai che possa spedirci chiunque mi passi per la testa, vero?»
«Eppure....»
«Akim » lo pregò l’amico. «Lascia perdere. Sai che polverone, se si venisse a scoprire che abbiamo inviato un agente in incognito? Complicazioni internazionali e il governo tacciato di spionaggio. Ma chi te lo fa fare?»
«Eppure…» insistette Ulubelen
«Eppure niente. Dammi retta. A meno di un miracolo, abbiamo le mani legate.»
«Hai ragione» sospirò Ulubelen. «Ma la mia idea non era tanto male.»
«Forse no» concordò l’amico. «Ma è irrealizzabile. E continuo a chiedermi perché proprio l’Iraq.»
«Atila, ti prego, non insistere. Non te lo posso dire.»
«Va bene, va bene» una nuova risata. «Non scaldarti tanto. Adesso però devo chiudere. Domani mi aspetta una giornata piuttosto pesante. E, ascolta il mio consiglio, non perderci il sonno.»
Un clik segnalò al ministro che la conversazione era stata troncata. Di malavoglia posò il cordless sul ripiano del tavolino. Inviare nel paese confinante un suo agente stava diventando una questione di importanza vitale, ma come fare?
Si adagiò mollemente sui cuscini di raso, rilassandosi. Chiuse gli occhi. Il giornale continuò a restare a terra
«Ci vorrebbe un miracolo…» borbottò.

Qualche settimana dopo Atila Amann ricevette una bizzarra richiesta d’aiuto.
Il Rais di Baghdad richiedeva alla vicina Turchia, in nome di una fantomatica Grande Alleanza Islamica, l’invio d’aiuti umanitari in soccorso al glorioso popolo iracheno, duramente colpito dalle forze della natura; anche se, poche righe dopo, si chiariva che la popolazione era in grado di far fronte autonomamente ad ogni emergenza. Scorrendo velocemente il testo del messaggio, Amann sorrise tra sé. Sapeva che quell’inaspettata notizia avrebbe fatto molto piacere al suo amico Akim…

Capitolo 6


Ankara. Turchia. Sede del Ministero. a. D. 2000. Maggio.

Il dottor Yetkin, medico chirurgo dell’ospedale di Ankara, si stava preparando a partire. Destinazione vicinanze di Baghdad. Un ordine diretto di Akim Ulubelen non poteva essere rifiutato. E non lo avrebbe neppure voluto. Era un medico e salvare vite umane faceva parte dei suoi doveri ma, in lui, la passione per l’archeologia superava, quasi, la sua dedizione alla scienza di Ippocrate. E da quel punto di vista, L’iraq era una vera miniera. Mentre riempiva una valigia con pochi effetti personali, il giovane ripensò al colloquio avuto con il potente ministro.

«Si accomodi, dottore.»
Lo studio in cui fu introdotto era lussuoso e i quadri che pendevano dalle pareti, in un disordine calcolato, sembravano essere dei pezzi unici e di grande valore.
«Dottore?»
«Mi scusi, signore» si giustificò Selim «mi sono incantato ad ammirare i quadri»
Dal sorriso di cui fu gratificato, comprese di aver colpito nel segno.
«Mi congratulo» fu la compiaciuta riposta. «Devo ritenere che è anche un esperto d’arte?»
«Anche», confermò Selim, «ma sono anzitutto un medico», aggiunse, ad ogni buon conto.
«Ha ragione di ricordarmelo. Ed è proprio come medico che l’ho fatta chiamare.»
Il colloquio si manteneva sul vago. Qualcosa bolliva in pentola, si convinse Selim.
«L’ascolto» rispose pertanto, mettendosi a sedere.
«Dovrebbe partire al più presto per una missione.»
«Come medico o come archeologo?»
«Entrambi.»
«E dove dovrei andare?»
«Ha saputo del terremoto?» cambiò improvvisamente discorso il ministro
«Quello che ha recentemente colpito l’Iraq? L’ho saputo.»
«E sa anche che il presidente iracheno ci ha chiesto aiuto?»
L’espressione di meraviglia di Yetkin fu più eloquente di mille discorsi «Da quanto ne so, per gli iracheni quel terremoto non è mai avvenuto.»
«Questo era ciò che il presidente Saddam ha sostenuto fino a due giorni fa, ma ora pare aver cambiato idea...» con un gesto della mano, Ulubelen tacitò Selim che sembrava intenzionato a ribattere e lo anticipò. «Pare che si sia diffusa un’epidemia che sta decimando i militari. Il malcontento cresce e Saddam non se lo può premettere.»
«Be’, se c’è di mezzo l’esercito, la prospettiva cambia.»
Ulubelen tamburellava con l’indice il ripiano di marmo della sua scrivania. Ci fu un istante di imbarazzato silenzio. Yetkin sorrise, senza darlo a vedere. Ulubelen aveva in mente qualcosa, adesso ne era assolutamente sicuro. Qualcosa che non c’entrava per niente con la medicina. Decise di prenderla alla larga.
«Se anche Saddam vuole il nostro aiuto, perché accettare? A noi potrebbe far comodo un cambio di regime» azzardò.
«Sì, potrebbe farci comodo, ma non abbiamo scelta. Dobbiamo aiutarli.» Ulbelen si accomodò meglio sulla poltrona. «Non starò a spiegarle i motivi diplomatici che ci stanno sotto; sarebbe troppo lungo; quello che deve sapere è che partirà al più presto per l’Iraq con un convoglio della Mezzaluna Rossa.»
Selim Yetkin continuò a tacere.
Il ministro riprese: «Ed ora le dirò quello che mi aspetto da lei. Senza trascurare l’aspetto medico, che sarà un’ottima copertura, lei dovrà ritrovare un’antica tomba.»
«Naturalmente senza che nessuno lo sappia.» Tirò ad indovinare Selim.
«Naturalmente.» confermò il ministro. «È una questione di importanza vitale.»
«Per chi?»
Ulubelen fece spallucce «Per tutto il mondo, a quanto ne so.».
«La tomba di chi dovrei trovare?»
«Di un certo Aslan Oman Bey. Detto anche il Dormiente. Lo hai mai sentito nominare?»
Selim rifletté in silenzio per qualche secondo. Poi guardò il suo interlocutore diritto negli occhi.
«Io no. Ma qualcun altro sì.»
«Ovvero?»
«Ho saputo per caso di una giovane storica che, da anni, si ostina a sostenere che un certo Aslan Oman Bey sia stato uno dei visir del Conquistatore.»
Ulubelen trasalì visibilmente. «E chi sarebbe questa ragazza? Che cosa sa in proposito?».
«Questo non glielo so dire. Tutti ritengono che il suo convincimento sia una bufala. Nessuno l’ha mai presa sul serio, la credono un po’ matta. Le dirò di più: lavorava all’Università ma ha persino perso il posto di lavoro, per la sua ostinazione.»
Ulubelen si agitò. «Questa è una complicazione in più. Dottore, il nome di Aslan Oman Bey non deve assolutamente circolare. Quella ragazza deve essere tacitata.»
«Abbiamo solo due alternative per chiuderle la bocca» propose Selim. «O la facciamo fuori oppure la coinvolgiamo nella ricerca.»
«Ma la missione deve restare segreta...»
«E lo sarà. Ma dovete lasciarmi carta bianca. Quella fanciulla sta tempestando da mesi tutti gli archeologi del paese, sperando di trovare qualcuno disposto ad ascoltarla. E se lei non vuole che qualcuno prima o poi, le dia retta…» Yetkin fece una smorfia divertita.
«Che cosa propone?»
«La convinca a partire con me. Starà fuori dai piedi e potrebbe aiutarmi. Deve saperne molto sull’argomento. »
Il ministro ponderò la questione qualche secondo.
«Va bene, se mi promette di rivelarle il minimo indispensabile, le concederò quello che mi ha chiesto. Tutta la faccenda è troppo importante per farmi fuorviare da stupide considerazioni, e chiunque può aiutarmi nella ricerca, sarà ben accetto. Mi lasci il nome della ragazza, provvederò a contattarla io stesso.»
Selim si alzò per prendere congedo.
«Ci sarebbe ancora un piccolo dettaglio.» Lo bloccò il ministro
«Dica»
«Non si faccia scoprire, cerchi di tornare vivo e vegeto e, soprattutto, non torni a mani vuote»
«Farò il possibile per non deluderla»




 
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Marilynn
view post Posted on 22/12/2010, 16:32




letti i primi quattro capitoli :)
la storia è davvero affascinante e anche la scrittura è fluida ... però la storia di quel tatuaggio, all'inizio, mi lascia perplessa...
io, poi, eviterei di parlare subito della leggenda e di non specificare troppo i motivi della presenza dell'archeologo a Efeso. dai troppi indizi, secondo me.

@ Folgo: quando dici "i combattenti sono abituati al denaro francese" non è meglio usare il dollaro, come moneta? all'epoca era la più usata x gli affari, (ora un po' meno, visto che in parte nelle transazioni internazionali viene preferito l'euro) quindi, visto il tipo di trattativa di cui si parla, sarebbe più adatto del franco francese, che aveva poco mercato. o, eventualmente, si potrebbe dire 'il denaro dei francesi'.
è un puntiglio, lo so, ma mi è sembrata un'anomalia nel discorso...:)

Il gigantesco nero non se lo fece ripetere. Durrand lo osservò attentamente. All’incirca di mezza età, di corporatura enorme, centoventi, centotrenta chili di peso distribuiti su un metro e novanta d’altezza. Indossava un abito a giacca di taglio occidentale, d’ottima fattura, ed alle dita grassocce brillavano tre anelli. Diamanti, di qualche carato l’uno. La pelle, nera e lucida, era in stridente contrasto con la camicia, bianca e immacolata.


altra cosa che ho notato ora: non è un po' una ripetizione dire che l'uomo è nero e poi replicarlo, subito dopo, dicendo che la sua pelle è nera?
 
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arabafelix
view post Posted on 22/12/2010, 16:36




Non è un puntiglio, credimi, è un suggerimento e come tale è sempre ben accetto. Sono aperta a tutto ciò che può migliorare la storia o a eliminare punti oscuri o poco pertinenti.
Vedrò di inventare un nuovo modo per trasmettere quel messaggio.
In quanto alla leggenda, quell'accenno è solo l'inizio, la realtà, nel seguito, si mostrerà ben altra. Il mistero deve ancora arrivare.
 
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Marilynn
view post Posted on 22/12/2010, 16:46




La magnitudo della forza distruttiva, rilevata dai nostri sismografi, ha raggiunto il sesto grado della scala Richter.
quello sottolineato lo toglierei...

poi non mi torna il discorso di Atila mentre parla con Ulubelen... affermare che una scossa di magnitudo 6 della scala richter è cosa da poco mi sembra un po' esagerato...è una signora magnitudo, specialmente in luoghi come l'iraq dove, notoriamente, non c'è una gran cultura dell'edilizia antisismica ;)
poi, perchè dice:-non è una zona sismica- cosa vorrebbe dire?


ok, arabafelix, capito :D
 
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Marilynn
view post Posted on 22/12/2010, 17:21




«E lo sarà. Ma dovete lasciarmi carta bianca. Quella fanciulla sta tempestando da mesi tutti gli archeologi del paese, sperando di trovare qualcuno disposto ad ascoltarla. E se lei non vuole che qualcuno prima o poi, le dia retta…» Yetkin fece una smorfia divertita.

qui c'è un passaggio voi/lei nel discorso dell'archeologo...

un'altra cosa: ho capito bene e il terremoto c'è stato nei dintorni di Baghdad? xkè se è così, tutta quella zona è sismica (a dx del Tigri è tutta zona sismica, non lo è a sx dell'eufrate), quindi andrebbe a cozzare con quello che ha detto il Ministro della Sanità.
comunque sta cosa mi intriga sempre di più, arabafelix :)....davvero molto interessante e piacevolissimo da leggere
 
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arabafelix
view post Posted on 22/12/2010, 17:34




Corrette le incongruenze. Baghdad è zona sismica, tolta la frase "non è stata eccessivamente forte" . Corretto voi/lei (a volte queste sottigliezze mi sfuggono)
grazie Marilynn, continua così.
 
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Marilynn
view post Posted on 22/12/2010, 17:52




prego...:D
ne approfitto quando ho dei buchi di tempo e riesco a leggere...
 
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claudio7
view post Posted on 28/12/2010, 13:31




Innanzitutto mi complimento con te per la scelta coraggiosa di scrivere un romanzo ambientato in un luogo tanto lontano e diverso dal nostro. Ciò implica un impegno e un lavoro molto maggiori.
Ho analizzato al meglio delle mie capacità il testo, quanto ti consiglierò o tenterò di correggere lo dovrai prendere con le pinze. Quelli che sono errori formali sarà meglio correggerli, ma i miei consigli di gusto valutali di volta in volta e considera che solo tu hai la visione d’insieme e che quindi io posso fare errori di valutazione dovuti a questo.

Cap.1

“Si guardò intorno: il localino sembrava niente male.”
Il localino non sembrava niente male. Mi sembra si legga meglio.

«Tempo da lupi», biascicò «Ma
La virgola si mette dopo lupi e di conseguenza ma va in piccolo.

Stava andando tutto male, maledizione.
Qui male è ripetuto in successione e stona. L’espressione maledizione la usi spesso in tutti i capitoli. Proverei con un sinonimo o altra soluzione. Qui ci sta bene se maledizione è un’espressione tipica del personaggio, ma elimina la ripetizione.

Primo: era stata l’ultima persona a venire in contatto con la vecchia custode
Era stato. Il soggetto sottointeso è lui, quindi maschile.

Primo: era stata l’ultima persona a venire in contatto con la vecchia custode della Casa di Meryem, prima che questa fosse assassinata, ergo la polizia lo aveva immediatamente fermato trattenendolo in caserma cinque ore filate. Cinque ore, prima di convincersi che lui non c’entrava per nulla con quella morte e di rilasciarlo, con tante scuse.
Primo-prima-prima, anch’io spesso mi perdo nelle ripetizioni. Qui non è che sia eccessivamente pesante, però non so, si potrebbe migliorare. Invece di “di rilasciarlo,” E rilasciarlo. Qui di e di troppo.

non era dato di saperlo.
Anche qui di si può levare.

e s’infilò nuovamente il giaccone, sollevando anche il bavero per ripararsi meglio dal freddo e uscì dal locale.
Elimina la prima e, perché sembra che la frase stia per finire e invece. In ogni caso due e nella stessa frase a meno che non sia un caso particolare…

fino all’ultimo momento.
Un po’ scarno. Sarebbe meglio specificare, tipo: fino al momento della partenza.

Fine primo capitolo. Non ho trovato altro. Interessante lavoro, il finale invita a leggere il seguito, ti incuriosisce e così ho fatto…


Cap.2
stava rientrando nel suo appartamento, dopo otto, interminabili ore, trascorse in ufficio a leggere documenti redatti in un linguaggio talmente astruso da costringerlo a sforzi immani per comprendere il significato.
Allora io con le virgole faccio a pugni, quindi fatti consigliare da altri, ma di sicuro la punteggiatura in questa frase non fila. Dopo appartamento mi pare non ci voglia.

«Direi di sì»
Secondo me dopo sì ci starebbe bene un punto o anche un punto esclamativo.

Precedendo il maggiordomo entrò nella sala e si buttò
Qui non ci starebbe male che specificassi il soggetto, anche se poi si capisce, tipo: Precedendo il maggiordomo Akim entrò… ma solo perché altrimenti il dubbio che genera la frase spezza la lettura.

abbastanza riconoscibile e una scritta.
Riconoscibile, e una scritta:

Bene, il secondo capitolo a mio giudizio non presenta altre imperfezioni e continua a crescere la mia curiosità, quindi proseguo con la lettura. Rinnovo i complimenti.

Cap. 3

All’interno di una queste dacie,
di una di queste dacie, stavolta un di in più serve. Immagino sia una svista.

e alle sue possibilità economiche,
disponibilità finanziarie suona meglio, sai, ho studiato economia e questa espressione mi sembra più corretta oltre che più bella

non si poteva cambiare ciò che era stato. Ciò che non era stato, si corresse automaticamente.
“ciò che era stato, anzi che non lo era” mi suona meglio. Automaticamente lo eliminerei. Troppi ente ravvicinati e questo mediano è sacrificabile.

nuovamente. Era sicuramente
Di nuovo gli ente e in più in successione. Generano una cacofonia, cambia la frase. A proposito delle parole con ente, non è che io stia portando avanti una campagna contro di essi, anch’io li uso, ma sono sconsigliati e ritenuti pesanti da molti scrittori ed editor. Figurati che Marquez nei suoi romanzi fa lunghi giri di parole pur di non metterne nessuno, non li sopporta. Ciò si può meglio apprezzare leggendo i suoi romanzi in lingua originale.

Chi, salvo che non sapesse che cosa cercare,
“Chi, salvo non sapesse cosa cercare,” così suona meglio.

gli altri erano solo il braccio che agiva.
Svista. “che agivano.”

A Roma dovevano essere certi che non stava affatto scherzando
Svista. Manca il punto.

«Sono io»
Il punto! Scusa se ti correggo anche queste fesserie, ma è solo per portarle alla tua attenzione, immagino che rileggendo le avresti notate pure tu.

Finito il terzo capitolo, inizio ad intuire dove vuoi andare a parare e ciò mi intriga, ovviamente spero che un argomento così abusato nella letteratura di tutti i tempi come la ricerca di un talismano o sostanza che dia l’immortalità sia trattato in modo talmente originale da distinguersi da tutto il resto di tale letteratura!

Cap. 4 Che faticaccia, l’ho dovuto rifare due volte tutto questo lavoro perché la connessione è caduta e non avevo salvato, ma ormai…

«Prego si accomodi pure»
Il punto e scusami ancora.

, ed alle dita grassocce
La d di ed, ultimamente gli editor la considerano un errore e dovrebbe esser messa solo quando il suono lo richiede o la vocale è seguita da vocale uguale. Es.: Ed egli.

Michel non aveva tempo di guardare tanto per il sottile.
L’espressione è: “andare tanto per il sottile.”

«Sono io, lei è…»
Fu interrotto da un cenno
“Sono io. Lei è…”
“Fu interrotto da un cenno.” Dimenticanza lo so, o disattenzione. Capita.

.» Replicò il francese
Prima di questo c’erano vari punti mancanti, ma a questo punto non so. Magari è voluto. Anche se io li metterei. Qui invece replicò va in piccolo, giacché finora hai sempre seguito questo criterio.

Finito. Mi scuso per la petulanza e la pignoleria e ti rinnovo i miei complimenti. Le cose che ti ho segnalato sono fesserie, il tuo lavoro è scritto bene è scorrevole e stimolante, ti viene voglia di leggere tutto il libro!

Buone feste.
 
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arabafelix
view post Posted on 28/12/2010, 13:43




grazie per le correzioni.
Io tendo a scrivere senza badare troppo alle sottigliezze. Ma anche le piccolezze devono avere la loro parte in ogni romanzo che si rispetti. Quindi ben venga ogni sottolineatura. Difficilmente chi scrive vede gli errori e credo che lo scopo di questo forum sia quello di aiutare.
voi mi aiutate
ciao
 
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48 replies since 13/12/2010, 13:50   413 views
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