DOCkS della Bloody Roses Secret Society

Visibile e invisibile

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rossella.ros
view post Posted on 24/7/2010, 16:20





VISIBILE E INVISIBILE


Prologo


L’autostrada era deserta e loro erano molto stanchi, solo ora risentivano
della tensione e dell’ansia che avevano avuto in volo.
Era stato un volo particolarmente difficile, l’ aereo era partito da New York già in ritardo sulla tabella di marcia a causa di una telefonata anonima che aveva comunicato la presenza di una bomba a bordo.
La telefonata si era rivelata una bufala ma le autorità aeroportuali avevano ritenuto opportuno fare tutti gli accertamenti del caso
e tutti i passeggeri erano stati fatti scendere dall’aereo, perquisiti ed interrogati, mentre gli artificieri erano all’opera sul Boeing per scoprire se un ordigno fosse effettivamente a bordo.
Dopo tre ore di attesa interminabili e noiosissime, finalmente l’aereo era decollato ma ormai a bordo si respirava un’aria pesante e tirata a causa del tempo perso e della paura provata inutilmente.
L’atterraggio su Milano era stato un vero incubo, avevano volato in tondo per mezz’ora sopra l’aereoporto a causa di un temporale fortissimo e, quando finalmente il pilota aveva cominciato l’atterraggio, avevano ballato parecchio e anche le hostess, che solitamente sapevano come prendere in mano la situazione in casi del genere, in quel frangente sembravano preoccupate.
La Milano Genova quella mattina era stranamente poco trafficata e loro non ne capivano il motivo, erano appena arrivati da un altro continente e non potevano certo sapere che in quelle ore su di loro si sarebbe abbattuto un nubifragio.
L’uomo alla guida stava pensando a lei, pensava a Melania, pregustava il momento in cui si sarebbero rivisti ed abbracciati teneramente, pensava ai regali che le aveva portato dagli Stati Uniti: le avrebbe promesso che non l’avrebbero più lasciata sola con l’anziana nonna e con la tata.
Anche la donna seduta al suo fianco in macchina pensava a Melania, aveva voglia di accarezzarla e di baciarla e di raccontarle tutte le cose che avevano visto a New York.
Quello sarebbe stato il loro ultimo viaggio senza di lei, ormai la bambina aveva dieci anni ed i genitori avevano deciso che, in ogni lungo viaggio di lavoro, Melania sarebbe andata con loro: la mancanza della bambina era diventata insopportabile e, con l’acceleratore a tavoletta, la berlina correva sull’asfalto.
Intanto, immersi nei loro pensieri, non si erano accorti che si era alzato un vento fortissimo e che la pioggia aveva cominciato a cadere fitta e subdola; l’asfalto stava diventando scivoloso, pericoloso.
La visibilità era ridotta al minimo ma loro avevano voglia di arrivare.
Poi, all’improvviso, un torpore, mentre la donna dorme sul sedile accanto, anche l’uomo non riesce a tenere gli occhi aperti, è stanco, ha sonno, una stanchezza mai provata prima si impadronisce di lui, gli si chiudono gli occhi, li riapre ma poi quello strano torpore si rimpadronisce di lui e pensa:

“OK, chiudo gli occhi solo per pochi secondi, solo per un attimo, poi li riapro subito ma non mi fermo, voglio arrivare presto da Melania.”

Il colpo di sonno arriva potentissimo, subdolo, la macchina sbanda sull’asfalto bagnato, la donna si sveglia di soprassalto, urla, grida ma è tutto inutile, lo schianto contro le pareti della galleria è ormai inevitabile e l’ultimo pensiero dei coniugi Colelli va a Melania, la loro bambina che in realtà è molto più di una bambina.

CAPITOLO 1






Era una fredda domenica mattina di fine novembre, nuvoloni grigi coprivano il cielo ed un vento gelido faceva muovere le cime degli alberi in modo violento ed innaturale.
Il mare, che in genere ogni domenica mattina era rallegrato da barche a vela multicolori, quel giorno era una distesa di acqua deserta ed agitata da onde alte e pericolose.
Le strade erano vuote perché, chiunque avesse un minimo di buon senso, capiva che non era il caso di uscire in quanto sulla bella cittadina di mare si stava per abbattere un violento temporale e, anche la protezione civile, aveva sconsigliato di uscire di casa e di mettersi in viaggio: c’era il pericolo che il brutto tempo culminasse in una tromba d’aria.
Erano circa le nove e trenta di quel giorno da lupi, Marco e Romina stavano ancora dormendo nel loro lettone caldo e comodo, ignari delle condizioni metereologiche che imperversavano nella loro città.
Erano una coppia serena, come tutte le domeniche si sarebbero alzati tardi, avrebbero fatto colazione insieme con calma ed allegria e si sarebbero goduti la loro casa accogliente e
confortevole crogiolandosi nel dolce far niente domenicale che tanto amavano.
Non potevano immaginare che quel giorno le loro vite sarebbero cambiate radicalmente e che nel giro di poche ore ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe avuto bisogno di loro, e loro non si sarebbero tirati indietro.


Lo squillo insistente del telefono li sveglia di colpo, sono ancora semi addormentati e Romina non ha voglia di alzarsi.


“Vai a rispondere tu?” Dice con voce impastata dal sonno.

“no, vai tu” lui le risponde

“no, vai tu” replica lei.

“Uffa, devo alzarmi sempre io” e così, Marco si dirige controvoglia verso l’apparecchio telefonico imprecando tra sé e sé per essere stato disturbato e proprio di domenica mattina.
La voce con forte accento meridionale che gli parla dall’altro capo del telefono, è gentile ma molto formale.

“Famiglia Patresi?”

“Si”

“Parlo con il signor Marco Patresi?”

“Si, sono io” risponde Marco mentre comincia ad agitarsi.

La voce continua a parlare ma Marco riesce solo a memorizzare alcune frasi del discorso:

“……..siamo spiacenti di comunicarle che, a causa di un incidente stradale, i coniugi Colelli sono deceduti un’ora fa”. La mente gli si annebbia e torna lucida appena in tempo per sentire la fine del discorso:

“……..vi aspettiamo per il riconoscimento e per il ritiro degli effetti personali.”



Melania sapeva gia’ tutto, come sempre sapeva tutto in anticipo sugli altri e si aspettava che, da un momento all’altro, la nonna entrasse nella sua cameretta per darle la notizia tanto temuta.
Sapeva anche che i suoi genitori non avevano sofferto, che erano morti all’istante a causa di un colpo di sonno , che avevano pensato a lei mentre lasciavano questo mondo e sapeva anche che erano entrati in un’altra dimensione; una dimensione sconosciuta ed invisibile per la gente comune, ma non per lei che aveva il grande dono.
Le visioni erano cominciate presto, all’asilo vedeva cose che gli altri bambini non vedevano e che nemmeno le maestre vedevano.
Vedeva figure sorridenti e bianche vicino a lei, vedeva luci colorate bellissime, sentiva voci dolci e melodiose, ma aveva imparato a tenere tutto questo per sé, non voleva essere presa in giro.
Anche mamma e papà non sapevano, altrimenti si sarebbero preoccupati per lei.
In quel preciso istante, una di queste presenze bianche e luminose le apparve e le parlò con infinito amore, così Melania venne a conoscenza del suo futuro: Marco e Romina, i carissimi amici dei suoi genitori, si sarebbero presi cura di lei, l’avrebbero amata incondizionatamente , l’avrebbero sempre sostenuta, consigliata e portata dentro il loro cuore.


Le volontà di Rosa e Gigi Colelli erano appena state lette dal Notaio alla presenza dei parenti e dei coniugi Patresi: la bambina doveva essere affidata a loro, a Marco e Romina.
L’anziana nonna avrebbe potuto vederla come e quando voleva, Melania avrebbe continuato a vivere in Liguria, nella città che tanto amava, non sarebbe stata costretta a vivere con gli zii in Svizzera, sarebbe restata nel suo paese, tra gente che parlava la sua lingua ed amava il mare tanto quanto lo amava lei.
Per Marco e Romina lo shock fu doppio, non avevano ancora metabolizzato la tragica fine dei loro amici ed ecco che un’altra grossa novità era arrivata a coinvolgerli.

“Come faremo?” Romina era spaventata.

“Riusciremo a starle vicino nel modo giusto? Saremo in grado di aiutarla a superare questo momento duro?”
Anche Marco non aveva parole, si sentiva impreparato al compito che lo attendeva, ma allo stesso tempo era lusingato:

“Se hanno deciso di affidarla a noi, con tutte le persone che conoscevano, significa che la loro stima nei nostri confronti era smisurata, che in noi avevano una fiducia totale.”

Entrambi si rendevano conto della grossa responsabilità che improvvisamente li aveva investiti e, passati i primi momenti di turbamento, la accolsero con gioia.
Una bambina stava soffrendo la peggiore della pene, una bambina di dieci anni aveva perso entrambi i genitori in un colpo solo, e loro sarebbero stati la sua ancora di salvezza , la sua luce nel buio, loro avrebbero rappresentato la quiete dopo la tempesta per quella povera creatura e non se ne sarebbero mai pentiti.
Improvvisamente un’ombra scura passò sul viso di Romina:

“Con noi sarà felice? Riusciremo ad integrarci bene? Marco ho una paura fottuta.”

Ma Marco non la ascoltava più, stava già pensando a come organizzare i prossimi giorni, a svuotare la camera in più che avevano in casa, a fare spazio per i vestiti ed il computer della bambina.
La sua mente pratica era già al lavoro e, quando finalmente il grande giorno arrivò, nella loro casa elegante ed accogliente tutto era pronto per dare il benvenuto a Melania.


I primi giorni di convivenza furono colmi di una tristezza infinita, Marco e Romina decisero di stare con Melania in continuazione e presero due settimane di ferie per non lasciarla mai sola.
La notte era il momento più difficile per Melania, era scossa da singhiozzi fortissimi anche quando dormiva, tanto che Marco e Romina la presero con loro nel lettone per poterla abbracciare
forte, per tranquillizzarla e rasserenarla quando aveva gli incubi.
Furono momenti davvero difficili da superare perché la coppia si sentiva impotente di fronte al dolore della bambina, ma il ritorno della “Regina della casa” contribuì a rasserenare l’animo di Melania e a darle lo spunto per ricominciare a sorridere.
In un primo momento i sorrisi erano rari e brevi, ma a poco a poco, divennero numerosi ed in fine quando sorrideva Melania era raggiante.
Lei e la “Regina della casa” erano diventate grandi amiche, erano inseparabili, erano complici ed erano tenerissime.
Con grande commozione e partecipazione Marco e Romina videro che la bambina, anche se lentamente, tornava a vivere e, quando la vedevano così serena e felice avevano le lacrime agli occhi, ed erano lacrime di gioia.
La “ Regina della casa” era stata lasciata momentaneamente alla vicina del terzo piano per permettere a Melania di stare tranquilla e di ambientarsi senza essere disturbata dai suoi miagolii e senza la sua presenza a volte rumorosa.
Ora Sbirulina, questo è il vero nome della “Regina della casa”, era felicemente tornata dai suoi amici a due zampe e con grande stupore si accorse che erano diventati tre.
La gatta, come tutti gli animali, aveva misteriosamente captato che la nuova arrivata aveva bisogno di aiuto e di attenzioni: il suo istinto le diceva che aveva bisogno di lei.

“Sbirulina è ora di mangiare” Melania le aveva già riempito la ciotola del cibo e messo l’acqua pulita nella ciotola dell’acqua.
“Vieni gattina bella che ti faccio le coccole” e la gatta si metteva a pancia all’arie per prenderle tutte.
Le due nuove amiche ormai dormivano insieme, Melania nel suo letto e Sbirulina accovacciata sul tappeto, guardavano insieme la televisione, Melania seduta in poltrona con la gatta in braccio a lei, studiavano insieme, mentre la bambina faceva i compiti Sbirulina era seduta sul tavolo e la guardava con curiosità.
Un pomeriggio di tarda primavera, Romina stava leggendo un libro seduta sul suo divano, la gatta era raggomitolata in braccio a lei e Melania studiava in camera sua.
Era una giornata tiepida e soleggiata c’era armonia nell’aria, la casa trasudava amore e serenità, era come immersa in un campo di energia positiva, era come avvolta in una nuvola di luce.
Melania lentamente uscì dalla sua cameretta e si avvicinò a Romina che ignara continuava a leggere: in quel momento fu come se una diga si frantumasse dentro di lei, fu come se tutto l’amore, tutto l’affetto, tutta la gioia e tutta la felicità che in quei lunghi mesi erano stati latitanti, straripassero ed inondassero tutto il suo essere con una violenza benevola fortissima ed irrefrenabile.
Melania finalmente riuscì ad abbracciare Romina e ad esprimerle tutto il suo affetto.

“Grazie perché ci sei, grazie perché mi vuoi bene, grazie perché mi fai sentire amata e……..grazie…….grazie……grazie”. La bambina pronunciò queste parole con tanto impeto e tanto vigore.

“Romina ti voglio bene” urlò quasi l’ultima frase e Romina ricambiò il suo abbraccio fin quasi a stritolarla.
Sbrirulina era offesa perché si sentiva esclusa:

“chi si credevano di essere quelle due? Anche lei faceva parte della famiglia e dovevano considerarla” e, detto fatto cominciò a miagolare tanto che dovettero includere anche lei nel loro caldo abbraccio.
Da quel momento la vita in casa Patresi sarebbe continuata serena e gioiosa come era sempre stata prima di quel maledetto incidente.






















 
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folgorata
view post Posted on 24/7/2010, 23:56




Prima le buone notizie:
hai una scrittura molto dinamica, all'americana, veramente complimenti.

Ora le meno buone
Hai scritto la storia così di recente che non hai notato che senza specificare i nomi dei due che vanno a sbattere, il lettore pensa andando avanti che siano Marco e Romina e che dunque la storia sia un flash back

c'è una facile operazione di pulitura da fare, adesso sto sotto con altri lavori, ma è lavoro leggero
 
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folgorata
view post Posted on 25/7/2010, 00:48




Bene, ti riposto, il primo cap, ripulito, con le integrazioni che mi paiono opportune per evitare confusioni tra i primi e secondi consiugi.
È un editing leggero che ha lasciato integro il tuo modo di scrivere perché anche se non rigorosto, porta avanti e funziona.:

VISIBILE E INVISIBILE


Prologo

L’autostrada era deserta e loro erano molto stanchi, solo ora risentivano della tensione e dell’ansia del volo.
Era stato un viaggio particolarmente difficile, l’ aereo era partito da New York già in ritardo a causa di una telefonata anonima che aveva comunicato la presenza di una bomba a bordo.
La telefonata si era rivelata una bufala ma le autorità aeroportuali avevano ritenuto opportuno fare tutti gli accertamenti del caso e tutti i passeggeri erano stati fatti scendere dall’aereo, perquisiti e interrogati, mentre gli artificieri erano all’opera sul Boeing per scoprire se un ordigno fosse effettivamente a bordo.
Dopo tre ore di attesa interminabili e noiosissime, finalmente l’aereo era decollato ma ormai a bordo si respirava un’aria pesante e tirata a causa del tempo perso e della paura provata inutilmente.
L’atterraggio su Milano era stato un vero incubo, avevano volato in tondo per mezz’ora sopra l’aereoporto a causa di un temporale fortissimo e, quando finalmente il pilota aveva cominciato la discesa, avevano ballato parecchio.
La Milano Genova quella mattina era stranamente poco trafficata.
L’uomo alla guida stava pensando a lei, pensava alla piccola Melania, pregustava il momento in cui si sarebbero rivisti ed abbracciati teneramente, pensava ai regali che le aveva portato dagli Stati Uniti: le avrebbe promesso che non l’avrebbero più lasciata sola con l’anziana nonna e con la tata.
Anche Tessa seduta al suo fianco in macchina pensava a Melania, aveva voglia di accarezzarla e di baciarla e di raccontarle tutte le cose che avevano visto a New York.
Quello sarebbe stato il loro ultimo viaggio senza di lei, ormai la bambina aveva dieci anni e Melania sarebbe andata con loro.
Intanto, l'uomo e la donna, immersi nei loro pensieri, non si erano accorti che si era alzato un vento fortissimo e che la pioggia aveva cominciato a cadere fitta e subdola; l’asfalto stava diventando scivoloso, pericoloso.
La visibilità era ridotta al minimo ma loro avevano voglia di arrivare.
Poi, all’improvviso, un torpore, mentre Tessa dorme sul sedile accanto, anche Osvaldo non riesce a tenere gli occhi aperti, è stanco, ha sonno, una stanchezza mai provata prima si impadronisce di lui, gli si chiudono gli occhi, li riapre ma poi quello strano torpore ha il sopravvento e pensa:
«OK, chiudo gli occhi solo per pochi secondi, solo per un attimo, poi li riapro subito ma non mi fermo, voglio arrivare presto da Melania.»
Il colpo di sonno arriva potentissimo, subdolo, la macchina sbanda sull’asfalto bagnato, la donna si sveglia di soprassalto, urla, grida ma è tutto inutile, lo schianto contro le pareti della galleria è ormai inevitabile e l’ultimo pensiero dei coniugi Colla va a Melania, la loro bambina che in realtà è molto più di una bambina.


CAPITOLO 1

Era una fredda domenica mattina di fine novembre, nuvoloni grigi coprivano il cielo ed un vento gelido faceva muovere le cime degli alberi in modo violento ed innaturale.
Il mare, che in genere ogni domenica mattina era rallegrato da barche a vela multicolori, quel giorno era una distesa di acqua deserta ed agitata da onde alte e pericolose.
Le strade erano vuote perché, chiunque avesse un minimo di buon senso, capiva che non era il caso di uscire in quanto sulla bella cittadina di mare si stava per abbattere un violento temporale e, anche la protezione civile, aveva sconsigliato di uscire di casa e di mettersi in viaggio: c’era il pericolo che il brutto tempo culminasse in una tromba d’aria.
Erano circa le nove e trenta di quel giorno da lupi, Marco e Romina stavano ancora dormendo nel loro lettone caldo e comodo, ignari delle condizioni metereologiche che imperversavano in città.
Erano una coppia serena, come tutte le domeniche si sarebbero alzati tardi, avrebbero fatto colazione insieme con calma ed allegria e si sarebbero goduti la loro casa accogliente e confortevole crogiolandosi nel dolce far niente domenicale che tanto amavano.
Non potevano immaginare che quel giorno le loro vite sarebbero cambiate radicalmente.

Lo squillo insistente del telefono li sveglia di colpo, sono ancora semi addormentati e Romina non ha voglia di alzarsi.
«Vai a rispondere tu?» Dice con voce impastata di sonno.
«No, vai tu» lui le risponde.
«No, vai tu» replica lei.
«Uffa, devo alzarmi sempre io» e così, Marco si dirige controvoglia verso l’apparecchio telefonico imprecando.
La voce con forte accento meridionale che gli parla dall’altro capo del telefono, è gentile ma molto formale.
«Famiglia Patresi?»
«Sì.»
«Parlo con il signor Marco Patresi?»
«Si, sono io» risponde Marco mentre comincia ad agitarsi.
La voce continua a parlare ma Marco riesce solo a memorizzare alcune frasi:
«……..Siamo spiacenti di comunicarle che, a causa di un incidente stradale, i coniugi Colla sono deceduti un’ora fa». La mente gli si annebbia e torna lucida appena in tempo per sentire la fine del discorso:
«……..vi aspettiamo per il riconoscimento e per il ritiro degli effetti personali.»
 
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gaiottina1
view post Posted on 25/7/2010, 06:58




ciao rossella.ros, benvenuta! se ti va vieni qui
https://docks.forumcommunity.net/?t=38190353
a dirci due parole su di te!
 
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alices
view post Posted on 25/7/2010, 08:53




Benvenuta rossella!!
 
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Isil87
view post Posted on 25/7/2010, 13:32




Complimenti, hai davvero un bel modo di scrivere, molto chiaro e fluido. *O*
Forse però serviva un pò di introspezione in più, circa il dolore della bambina, considerando la grande perdita.
 
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folgorata
view post Posted on 25/7/2010, 22:42




ISil, hai confuso anche tu i primi coniugi con i secondi, non sono gli stessi! anche io avevo confuso.
 
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rossella.ros
view post Posted on 26/7/2010, 22:04





CAPITOLO 2


Melania non capiva perché l’avevano lasciata sola: l’avevano completamente abbandonata.
L’ultima volta che si erano messi in contatto con lei era stato per comunicarle che Marco e Romina sarebbero entrati a far parte della sua vita, che sarebbero diventati la sua famiglia , e poi erano scomparsi.
Era perplessa, da mesi ormai le presenze di luce non si facevano vedere né facevano sentire le loro voci:

“perché?” Si domandava continuamente ma non sapeva darsi una risposta.
L’unico pensiero plausibile che spesso ripeteva a se stessa era:

“Inavvertitamente avrò fatto qualcosa di sbagliato, qualcosa che li ha allontanati da me, o forse qualcosa che li ha spaventati” ma erano solo supposizioni.
Intanto il tempo passava e Melania si sentiva sempre più a suo agio nella sua nuova vita, nella sua nuova casa, con la sua nuova famiglia.
Quella sera Marco tornò dal lavoro con un collega, un ragazzo assunto da poco nella ditta dove lui lavorava:

“vieni Luca, entra, ti presento Romina e Melania, e questa è Sbirulina”.

Il ragazzo saluta educatamente, accarezza la gatta e poi il suo sguardo si posa su Melania, ed in quel momento Melania capisce e Luca rabbrividisce.

“Sono le tre femmine della mia vita” continua Marco.

“Sei molto fortunato ad avere tre femmine così in casa” risponde Luca, il tono è scherzoso ma parla seriamente.

“Ecco il CD di cui ti parlavo, ascoltalo e dimmi se ti piace quanto piace a me, tienilo quanto vuoi.”
Luca si sposta al centro della sala per prendere il CD e Melania ha la conferma: anche Luca ha il dono, nel momento stesso in cui i loro sguardi si sono incontrati entrambi hanno avuto la certezza di essere uguali, si sono riconosciuti e, come se non bastasse, in quel momento Luca si trova in una posizione in contro luce tra la finestra e la grande porta a vetri della sala e Melania vede nitidamente la sua aurea chiara, splendente, inconfondibile.

“Forse il mondo dell’invisibile mi ha sentita e mi ha mandato un segnale per tranquillizzarmi, per farmi capire che non sono sola.”

Melania si addormenta con questo pensiero e sogna paesi meravigliosi dove regna l’amore, dove non esistono né l’odio ne’ la violenza, dove guerra è solo una parola sul dizionario.
Sogna paesi dove uomini ed animali parlano la stessa lingua, dove tutti sono felici e vivono in armonia senza invidie e cattiverie, senza crudeltà ed atrocità.

“Che sia così nel mondo degli esseri che mi appaiono?” Pensa nel sogno ed in un attimo è mattina.

Quando Melania si sveglia capisce che c’è qualcosa di strano.
Sbirulina non sta dormendo accovacciata sul tappeto come tutte le mattine, è in un angolo della stanza immobile, con il pelo dritto e la coda grossa: è visibilmente spaventata.

“Sbirulina cosa ti succede?” Melania si alza dal letto e si avvicina alla gatta per accarezzarla e, con grande stupore, sia accorge che la gatta trema, si è fatta la pipì addosso e non distoglie mai lo sguardo dal lato opposto della stanza.
Istintivamente Melania si gira per capire cosa sta attirando l’attenzione dell’animale e, in un baleno, è tutto chiaro.
In piedi, ritto contro la parete, un essere bianco e luminoso aspetta solo di essere visto da lei, un messaggero del mondo invisibile è finalmente venuto a farle visita.
Melania è felice, ora può fare tutte le domande che ancora sono senza risposta.

“Perché?” La sua voce è un soffio.

“Perché, perché sono morti i miei genitori?” La bambina si ferma per riprendere fiato e per cacciare indietro un singhiozzo.

“Perché proprio io, una bambina di dieci anni, sono rimasta senza mamma e senza papà, perché?” Il tono di voce diventa stridulo.

“Non provare a scomparire prima di avermi risposto, non provare a fare finta di niente, non dire frasi scontate ma dammi risposte convincenti.”
Silenzio.
Rispondimi, ho il diritto di sapere.
Silenzio.

“…e allora, cosa sei venuto a fare?”

Silenzio.
Poi lentamente la voce dell’essere di luce comincia a parlare con tono pacato e gentile, tanto che Melania si pente quasi di essere stata così aggressiva.

“Melania non ti abbiamo abbandonato ed abbiamo cercato parecchie volte in questi mesi di metterci in contatto con te ma non ci siamo riusciti.”

“Credevo che nel mondo dell’invisibile non esistessero cose che non si possono fare.” Lo interrompe stizzita.
Ancora un breve silenzio.

“Sono tante le cose del nostro mondo che non conosci. Anche noi a volte ci troviamo in situazioni dove non possiamo fare niente, e tu, nei mesi passati, sei stata una di queste situazioni.
Il tuo rancore ed il tuo odio nei confronti del mondo hanno creato un blocco di energia dentro di te che anche noi esseri di luce non siamo riusciti a sciogliere.
Abbiamo provato ad annientarlo con tutti i mezzi a nostra disposizione ma è stato inutile.”

“Cosa stai cercando di dirmi?” Melania interviene.

“Ogni volta che un essere del vostro mondo si lascia sopraffare da sentimenti negativi genera energia negativa.
Quest’energia è come fumo grigio, crea una cenere nerissima, questa cenere si va ad annidare in tutto il vostro essere ed intasa i punti dove dovrebbe scorrere l’energia positiva che è fatta di luce ed amore.
La luce prova a passare, a filtrare attraverso questa nera fuliggine, ma è tutto inutile: il passaggio torna libero solo quando le forti emozioni negative cessano, e solo in questi casi gli esseri di luce possono intervenire.”

“Vuoi dire che mi ero intasata? Che le mie porte d’accesso erano ostruite e quindi non riuscivo a percepirvi?” Melania era incuriosita.

“Esattamente” fu la risposta.
“Ora il tuo odio ed il tuo dolore si sono affievoliti, così noi riusciamo a farci strada nel tuo mondo, la fuliggine è diminuita e noi abbiamo trovato un varco attraverso il quale passare, è per questo che ora mi vedi qui, nella tua stanza.”
Melania era confusa anche perché i contorni dell’essere di luce cominciavano a farsi meno visibili, era come se lentamente la creatura di fronte a lei si dissolvesse un po’ alla volta.
Infatti la sua voce dolce disse:

“Melania, ora devo andare, so di non avere ancora risposto alle tue domande ma dobbiamo fare un passo alla volta.
Questo è solo il primo insegnamento, ne seguiranno altri ed alla fine, passo dopo passo, incontro dopo incontro, avrai le risposte che tanto cerchi, non posso dartele ora perché non sei ancora pronta.”
La voce diventava sempre più flebile e la figura era diventata quasi invisibile ma Melania udì chiaramente un’ultima frase:

“Melania corri sul terrazzo, qualcuno ha bisogno di te…
A presto piccola.”














Erano passati circa dieci minuti, la bambina era sul terrazzo in attesa che accadesse qualcosa , non sapeva nemmeno lei cosa avrebbe dovuto succedere, ma aveva imparato a non dubitare degli esseri di luce.
Tutto era normale, la strada era deserta perché erano le sette di sabato mattina e la maggior parte della gente non andava a lavorare.
I palazzi vicini al suo avevano quasi tutti le tapparelle ancora abbassate e, non sapendo cosa aspettarsi, Melania cercò di scrutare oltre i vetri degli appartamenti le cui tapparelle erano già state alzate.
Tutto inutile, quel mattino la routine regnava sovrana, non c’erano indizi che l’aiutassero a focalizzare la sua attenzione su un dettaglio, su una sfumatura: pazienza.
Stava quasi rientrando in casa quando una macchina scura si fermò a pochi metri dal suo terrazzo, una delle portiere posteriori si aprì di colpo e una coperta grigia venne scaraventata fuori dall’auto con una violenza inaudita.
La vettura ripartì ad una velocità pazzesca ed eccessiva tanto che la scena si svolse in pochi secondi e questo la insospettì.
Melania si rimprovera di non aver memorizzato la targa della macchina e, mentre cerca di far mente locale, di ricordare almeno la marca ed il modello della vettura, la coperta, che fino a quell’istante era restata immobile, comincia a muoversi, si contorce, prende vita, ed improvvisamente, prima un braccio e poi una gamba fanno capolino ed escono alla scoperto.
Melania urla, urla di paura e di rabbia perché capisce che è successo qualcosa di grave; nel giro di pochi minuti un bambino circa della sua età emerge dalla coperta, il suo volto è una maschera di sangue.


Marco, Romina e Melania sono di fianco al bambino, Romina cerca di calmarlo mentre Marco chiama un’ambulanza.

“Melania vai in casa, non dovresti assistere a spettacoli come questo” Romina continua a dirle di andare via.

“No, rimango, in fondo sono io che ho assistito alla scena e che vi ho avvertiti.”
Il bambino si lamenta, il viso è tumefatto, i lineamenti sono alterati dalle percosse prese, sulle gambe e sulle braccia ha segni di bruciature di sigarette.

“Chi può spegnere anche solo una sigaretta sulla carne viva di un bambino? Chi????????”

Questo pensiero si impadronisce di Romina e non la abbandona durante tutto il tragitto in ambulanza, si riscuote solo quando arrivano al Pronto Soccorso.
Nella sala d’attesa il tempo sembra dilatato, i minuti non passano mai e, quando finalmente il medico esce dice:

“Fortunatamente non ci sono né lesioni né ferite gravi, il bambino ci è stato molto utile, ci ha fornito le sue generalità, i genitori sono stati informati e stanno arrivando.”
Marco, Romina e Melania tirano un sospiro di sollievo.
Il medico continua:

“non andate via, i genitori di Davide, così si chiama il piccolo, vogliono ringraziarvi calorosamente e poi dovete raccontare l’accaduto alle Forze dell’ordine che saranno qui tra pochi minuti.”













CAPITOLO 2


Melania non capiva perché l’avevano lasciata sola: l’avevano completamente abbandonata.
L’ultima volta che si erano messi in contatto con lei era stato per comunicarle che Marco e Romina sarebbero entrati a far parte della sua vita, che sarebbero diventati la sua famiglia , e poi erano scomparsi.
Era perplessa, da mesi ormai le presenze di luce non si facevano vedere né facevano sentire le loro voci:

“perché?” Si domandava continuamente ma non sapeva darsi una risposta.
L’unico pensiero plausibile che spesso ripeteva a se stessa era:

“Inavvertitamente avrò fatto qualcosa di sbagliato, qualcosa che li ha allontanati da me, o forse qualcosa che li ha spaventati” ma erano solo supposizioni.
Intanto il tempo passava e Melania si sentiva sempre più a suo agio nella sua nuova vita, nella sua nuova casa, con la sua nuova famiglia.
Quella sera Marco tornò dal lavoro con un collega, un ragazzo assunto da poco nella ditta dove lui lavorava:

“vieni Luca, entra, ti presento Romina e Melania, e questa è Sbirulina”.

Il ragazzo saluta educatamente, accarezza la gatta e poi il suo sguardo si posa su Melania, ed in quel momento Melania capisce e Luca rabbrividisce.

“Sono le tre femmine della mia vita” continua Marco.

“Sei molto fortunato ad avere tre femmine così in casa” risponde Luca, il tono è scherzoso ma parla seriamente.

“Ecco il CD di cui ti parlavo, ascoltalo e dimmi se ti piace quanto piace a me, tienilo quanto vuoi.”
Luca si sposta al centro della sala per prendere il CD e Melania ha la conferma: anche Luca ha il dono, nel momento stesso in cui i loro sguardi si sono incontrati entrambi hanno avuto la certezza di essere uguali, si sono riconosciuti e, come se non bastasse, in quel momento Luca si trova in una posizione in contro luce tra la finestra e la grande porta a vetri della sala e Melania vede nitidamente la sua aurea chiara, splendente, inconfondibile.

“Forse il mondo dell’invisibile mi ha sentita e mi ha mandato un segnale per tranquillizzarmi, per farmi capire che non sono sola.”

Melania si addormenta con questo pensiero e sogna paesi meravigliosi dove regna l’amore, dove non esistono né l’odio ne’ la violenza, dove guerra è solo una parola sul dizionario.
Sogna paesi dove uomini ed animali parlano la stessa lingua, dove tutti sono felici e vivono in armonia senza invidie e cattiverie, senza crudeltà ed atrocità.

“Che sia così nel mondo degli esseri che mi appaiono?” Pensa nel sogno ed in un attimo è mattina.

Quando Melania si sveglia capisce che c’è qualcosa di strano.
Sbirulina non sta dormendo accovacciata sul tappeto come tutte le mattine, è in un angolo della stanza immobile, con il pelo dritto e la coda grossa: è visibilmente spaventata.

“Sbirulina cosa ti succede?” Melania si alza dal letto e si avvicina alla gatta per accarezzarla e, con grande stupore, sia accorge che la gatta trema, si è fatta la pipì addosso e non distoglie mai lo sguardo dal lato opposto della stanza.
Istintivamente Melania si gira per capire cosa sta attirando l’attenzione dell’animale e, in un baleno, è tutto chiaro.
In piedi, ritto contro la parete, un essere bianco e luminoso aspetta solo di essere visto da lei, un messaggero del mondo invisibile è finalmente venuto a farle visita.
Melania è felice, ora può fare tutte le domande che ancora sono senza risposta.

“Perché?” La sua voce è un soffio.

“Perché, perché sono morti i miei genitori?” La bambina si ferma per riprendere fiato e per cacciare indietro un singhiozzo.

“Perché proprio io, una bambina di dieci anni, sono rimasta senza mamma e senza papà, perché?” Il tono di voce diventa stridulo.

“Non provare a scomparire prima di avermi risposto, non provare a fare finta di niente, non dire frasi scontate ma dammi risposte convincenti.”
Silenzio.
Rispondimi, ho il diritto di sapere.
Silenzio.

“…e allora, cosa sei venuto a fare?”

Silenzio.
Poi lentamente la voce dell’essere di luce comincia a parlare con tono pacato e gentile, tanto che Melania si pente quasi di essere stata così aggressiva.

“Melania non ti abbiamo abbandonato ed abbiamo cercato parecchie volte in questi mesi di metterci in contatto con te ma non ci siamo riusciti.”

“Credevo che nel mondo dell’invisibile non esistessero cose che non si possono fare.” Lo interrompe stizzita.
Ancora un breve silenzio.

“Sono tante le cose del nostro mondo che non conosci. Anche noi a volte ci troviamo in situazioni dove non possiamo fare niente, e tu, nei mesi passati, sei stata una di queste situazioni.
Il tuo rancore ed il tuo odio nei confronti del mondo hanno creato un blocco di energia dentro di te che anche noi esseri di luce non siamo riusciti a sciogliere.
Abbiamo provato ad annientarlo con tutti i mezzi a nostra disposizione ma è stato inutile.”

“Cosa stai cercando di dirmi?” Melania interviene.

“Ogni volta che un essere del vostro mondo si lascia sopraffare da sentimenti negativi genera energia negativa.
Quest’energia è come fumo grigio, crea una cenere nerissima, questa cenere si va ad annidare in tutto il vostro essere ed intasa i punti dove dovrebbe scorrere l’energia positiva che è fatta di luce ed amore.
La luce prova a passare, a filtrare attraverso questa nera fuliggine, ma è tutto inutile: il passaggio torna libero solo quando le forti emozioni negative cessano, e solo in questi casi gli esseri di luce possono intervenire.”

“Vuoi dire che mi ero intasata? Che le mie porte d’accesso erano ostruite e quindi non riuscivo a percepirvi?” Melania era incuriosita.

“Esattamente” fu la risposta.
“Ora il tuo odio ed il tuo dolore si sono affievoliti, così noi riusciamo a farci strada nel tuo mondo, la fuliggine è diminuita e noi abbiamo trovato un varco attraverso il quale passare, è per questo che ora mi vedi qui, nella tua stanza.”
Melania era confusa anche perché i contorni dell’essere di luce cominciavano a farsi meno visibili, era come se lentamente la creatura di fronte a lei si dissolvesse un po’ alla volta.
Infatti la sua voce dolce disse:

“Melania, ora devo andare, so di non avere ancora risposto alle tue domande ma dobbiamo fare un passo alla volta.
Questo è solo il primo insegnamento, ne seguiranno altri ed alla fine, passo dopo passo, incontro dopo incontro, avrai le risposte che tanto cerchi, non posso dartele ora perché non sei ancora pronta.”
La voce diventava sempre più flebile e la figura era diventata quasi invisibile ma Melania udì chiaramente un’ultima frase:

“Melania corri sul terrazzo, qualcuno ha bisogno di te…
A presto piccola.”














Erano passati circa dieci minuti, la bambina era sul terrazzo in attesa che accadesse qualcosa , non sapeva nemmeno lei cosa avrebbe dovuto succedere, ma aveva imparato a non dubitare degli esseri di luce.
Tutto era normale, la strada era deserta perché erano le sette di sabato mattina e la maggior parte della gente non andava a lavorare.
I palazzi vicini al suo avevano quasi tutti le tapparelle ancora abbassate e, non sapendo cosa aspettarsi, Melania cercò di scrutare oltre i vetri degli appartamenti le cui tapparelle erano già state alzate.
Tutto inutile, quel mattino la routine regnava sovrana, non c’erano indizi che l’aiutassero a focalizzare la sua attenzione su un dettaglio, su una sfumatura: pazienza.
Stava quasi rientrando in casa quando una macchina scura si fermò a pochi metri dal suo terrazzo, una delle portiere posteriori si aprì di colpo e una coperta grigia venne scaraventata fuori dall’auto con una violenza inaudita.
La vettura ripartì ad una velocità pazzesca ed eccessiva tanto che la scena si svolse in pochi secondi e questo la insospettì.
Melania si rimprovera di non aver memorizzato la targa della macchina e, mentre cerca di far mente locale, di ricordare almeno la marca ed il modello della vettura, la coperta, che fino a quell’istante era restata immobile, comincia a muoversi, si contorce, prende vita, ed improvvisamente, prima un braccio e poi una gamba fanno capolino ed escono alla scoperto.
Melania urla, urla di paura e di rabbia perché capisce che è successo qualcosa di grave; nel giro di pochi minuti un bambino circa della sua età emerge dalla coperta, il suo volto è una maschera di sangue.


Marco, Romina e Melania sono di fianco al bambino, Romina cerca di calmarlo mentre Marco chiama un’ambulanza.

“Melania vai in casa, non dovresti assistere a spettacoli come questo” Romina continua a dirle di andare via.

“No, rimango, in fondo sono io che ho assistito alla scena e che vi ho avvertiti.”
Il bambino si lamenta, il viso è tumefatto, i lineamenti sono alterati dalle percosse prese, sulle gambe e sulle braccia ha segni di bruciature di sigarette.

“Chi può spegnere anche solo una sigaretta sulla carne viva di un bambino? Chi????????”

Questo pensiero si impadronisce di Romina e non la abbandona durante tutto il tragitto in ambulanza, si riscuote solo quando arrivano al Pronto Soccorso.
Nella sala d’attesa il tempo sembra dilatato, i minuti non passano mai e, quando finalmente il medico esce dice:

“Fortunatamente non ci sono né lesioni né ferite gravi, il bambino ci è stato molto utile, ci ha fornito le sue generalità, i genitori sono stati informati e stanno arrivando.”
Marco, Romina e Melania tirano un sospiro di sollievo.
Il medico continua:

“non andate via, i genitori di Davide, così si chiama il piccolo, vogliono ringraziarvi calorosamente e poi dovete raccontare l’accaduto alle Forze dell’ordine che saranno qui tra pochi minuti.”































scusate ragazze, inavvertitamente ho inserito 2 volte il II capitolo (sono una frana!)
 
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rossella.ros
view post Posted on 31/7/2010, 11:48




Ragazze,
in quante avete letto i primi 2 capitoli!
Sono contenta.
Ciao e buon fine settimana.
Rossella
 
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alices
view post Posted on 2/8/2010, 20:58




Ciao Rossella!! Scusa la mia latitanza nel leggere i tuoi capitoli, prometto che rimedio il prima possibile!! :cry:
 
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folgorata
view post Posted on 27/8/2010, 14:40




Allora la scrittura è molto pulita, direi cristallina, adesso cerco un modo per dirti cosa penso ma non è facile credo di dover ricorrere a un esempio.
Provo a scrivere un pezzettino, quando compare l'essere di luce.
Ecco quando compare l'essere, sarebbe un buon momento introspettivo per farci raccontare da Melania, che cos'è questo dono, quando ha scoperto di averlo in che modo l'ha aiutata e o tormentata in passato e che cosa ha provato nei mesi precendenti ad aver perduto ogni segnale. Melania potrebbe chiedersi: Possibile che il papà e la mamma si siano portati via tutto con la loro morte: la sua infanzia e i suoi amici immaginari? O forse lei aveva fatto qualcosa di male per questo i genitori erano morti, per questo gli amici di luce non si facevano più sentire...
Ecco compare l'essere di luce, va descritto un po' di più. Non basta dire che è grigio. Dovrà pur avere un aspetto, lei è la prima volta che ne vede uno? Se sì dovrà essere molto sorpresa oppure se non lo è, è perchè Melania è strana, è una bambina a cui sembrano normali anche le cose più strane. Come quella volta che... E qui ci va una presentazione del personaggio Melania, com'è fisicamente, quali sono le cose che le piacciono, le cose che l'hanno sempre infastidita, che cosa sognava nella vita prima che i genitori morissero e che cosa sogna ora... Qualche suo atteggiamento tipico.
A questo punto Melania si affaccia... e quando vede che la coperta gettata nasconde un bambino deve dirci di aver capito che è quel bambino ad aver bisogno di lei, è lui l'imprevisto anticipato dall'essere di luce.
Sull'onda di queste osservazioni, va aggiunto che non si capisce bene cosa c'entri il ragazzino col dono che le viene presentato all'inizio.
Infine il passaggio dal passato remoto al presente, e viceversa, crea confusione.

In definitiva, Rossella sembra che tu abbia in cuore il desiderio di raccontare una storia paradigmatica ma il tono ammaestrante è prevalente su tutto e non riesce ad avvolgere il lettore in un mondo nuovo in cui incarnarsi e vivere le avventure del protagonista.

Urge farsi subito le due domande che bisogna porsi all'inizio del lavoro su un romanzo.
Devi chiederti qual'è l'insegnamento che vuoi trasmettere con questa storia?
A chi vuoi trasmettere questo insegnamento?
Se la risposta fosse: a tutti gli adulti o ancor di più a tutti, indifferentemente adulti e bambini. Ti poni all'impegno di un mainstrem e questa non è la sede per presentare il tuo lavoro.
Se invece volessi parlare ai lettori di gialli come lascerebbe presumere l'inserimento della storia in questa sezione, occorre che tu sappia che il lettore di gialli è un cacciatore famelico e sanguinario. Per prenderlo avresti dovuto cominciare la storia con la scena dell'incidente d'auto con descrizione di lamiere contorte, corpi sull'asfalto in posizione innaturale, medici costretti a segare arti per estrarli dalle lamiere e un piccolo dettaglio che fa pensare agli inquirenti che non si tratti di un comune incidente d'auto... Questo per darti un'idea...

Edited by folgorata - 27/8/2010, 16:13
 
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rossella.ros
view post Posted on 27/8/2010, 17:57




ok Folgo,
grazie dei consigli.
Ros
 
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mandar
view post Posted on 1/9/2010, 18:13




Ciao Rossella, e scusa il ritardo.
Allora, la mia opinione è che tu stia affrontando la storia con una scrittura troppo piana e controllata.
Mi piacerebbe che tu usassi qualche effetto speciale, se sono chiara. Sei troppo controllata, osa un pochino di più.
Per esempio, la reazione della bimba alla morte dei genitori è troppo zen. Ok che "sa" cosa è successo, che non hanno sofferto e sono in un posto migliore, ma lei è pur sempre una bambina che perde gli esseri che più ama, perciò o la rendi un essere ultraterreno che non prova le emozioni così come le proviamo noi, oppure la fai paingere e strillare e dare calci alla porta, se ho reso.
per esempio:
“Perché proprio io, una bambina di dieci anni, sono rimasta senza mamma e senza papà, perché?”
mi suona falsissima, non sento la voce di uan bambina ma di un adulto. e neppure un adulto ragione così. E' un pensiero troppo a freddo.
riscalda la tua scrittura.
Spero di esserti stata utile.
ciao!
 
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rossella.ros
view post Posted on 1/9/2010, 20:00




Volevo rendere l'idea che Melania è una bambina speciale, diversa dalle altre bambine della sua età e molto ma molto più adulta dei suoi coetanei.
Cmq ti ringrazio del consiglio.
Ros
 
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mandar
view post Posted on 2/9/2010, 10:23




sì ok ma così è troppo adulta. lascia freddo il lettore, che non si immedesima nè è coinvolto. Della fragilità umana devi lasciarla, altrimenti falla proprio aliena, ultraterrena.
 
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18 replies since 24/7/2010, 16:20   321 views
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