| CAPITOLO 2
Melania non capiva perché l’avevano lasciata sola: l’avevano completamente abbandonata. L’ultima volta che si erano messi in contatto con lei era stato per comunicarle che Marco e Romina sarebbero entrati a far parte della sua vita, che sarebbero diventati la sua famiglia , e poi erano scomparsi. Era perplessa, da mesi ormai le presenze di luce non si facevano vedere né facevano sentire le loro voci:
“perché?” Si domandava continuamente ma non sapeva darsi una risposta. L’unico pensiero plausibile che spesso ripeteva a se stessa era:
“Inavvertitamente avrò fatto qualcosa di sbagliato, qualcosa che li ha allontanati da me, o forse qualcosa che li ha spaventati” ma erano solo supposizioni. Intanto il tempo passava e Melania si sentiva sempre più a suo agio nella sua nuova vita, nella sua nuova casa, con la sua nuova famiglia. Quella sera Marco tornò dal lavoro con un collega, un ragazzo assunto da poco nella ditta dove lui lavorava:
“vieni Luca, entra, ti presento Romina e Melania, e questa è Sbirulina”.
Il ragazzo saluta educatamente, accarezza la gatta e poi il suo sguardo si posa su Melania, ed in quel momento Melania capisce e Luca rabbrividisce.
“Sono le tre femmine della mia vita” continua Marco.
“Sei molto fortunato ad avere tre femmine così in casa” risponde Luca, il tono è scherzoso ma parla seriamente.
“Ecco il CD di cui ti parlavo, ascoltalo e dimmi se ti piace quanto piace a me, tienilo quanto vuoi.” Luca si sposta al centro della sala per prendere il CD e Melania ha la conferma: anche Luca ha il dono, nel momento stesso in cui i loro sguardi si sono incontrati entrambi hanno avuto la certezza di essere uguali, si sono riconosciuti e, come se non bastasse, in quel momento Luca si trova in una posizione in contro luce tra la finestra e la grande porta a vetri della sala e Melania vede nitidamente la sua aurea chiara, splendente, inconfondibile.
“Forse il mondo dell’invisibile mi ha sentita e mi ha mandato un segnale per tranquillizzarmi, per farmi capire che non sono sola.”
Melania si addormenta con questo pensiero e sogna paesi meravigliosi dove regna l’amore, dove non esistono né l’odio ne’ la violenza, dove guerra è solo una parola sul dizionario. Sogna paesi dove uomini ed animali parlano la stessa lingua, dove tutti sono felici e vivono in armonia senza invidie e cattiverie, senza crudeltà ed atrocità.
“Che sia così nel mondo degli esseri che mi appaiono?” Pensa nel sogno ed in un attimo è mattina.
Quando Melania si sveglia capisce che c’è qualcosa di strano. Sbirulina non sta dormendo accovacciata sul tappeto come tutte le mattine, è in un angolo della stanza immobile, con il pelo dritto e la coda grossa: è visibilmente spaventata.
“Sbirulina cosa ti succede?” Melania si alza dal letto e si avvicina alla gatta per accarezzarla e, con grande stupore, sia accorge che la gatta trema, si è fatta la pipì addosso e non distoglie mai lo sguardo dal lato opposto della stanza. Istintivamente Melania si gira per capire cosa sta attirando l’attenzione dell’animale e, in un baleno, è tutto chiaro. In piedi, ritto contro la parete, un essere bianco e luminoso aspetta solo di essere visto da lei, un messaggero del mondo invisibile è finalmente venuto a farle visita. Melania è felice, ora può fare tutte le domande che ancora sono senza risposta.
“Perché?” La sua voce è un soffio.
“Perché, perché sono morti i miei genitori?” La bambina si ferma per riprendere fiato e per cacciare indietro un singhiozzo.
“Perché proprio io, una bambina di dieci anni, sono rimasta senza mamma e senza papà, perché?” Il tono di voce diventa stridulo.
“Non provare a scomparire prima di avermi risposto, non provare a fare finta di niente, non dire frasi scontate ma dammi risposte convincenti.” Silenzio. Rispondimi, ho il diritto di sapere. Silenzio.
“…e allora, cosa sei venuto a fare?”
Silenzio. Poi lentamente la voce dell’essere di luce comincia a parlare con tono pacato e gentile, tanto che Melania si pente quasi di essere stata così aggressiva.
“Melania non ti abbiamo abbandonato ed abbiamo cercato parecchie volte in questi mesi di metterci in contatto con te ma non ci siamo riusciti.”
“Credevo che nel mondo dell’invisibile non esistessero cose che non si possono fare.” Lo interrompe stizzita. Ancora un breve silenzio.
“Sono tante le cose del nostro mondo che non conosci. Anche noi a volte ci troviamo in situazioni dove non possiamo fare niente, e tu, nei mesi passati, sei stata una di queste situazioni. Il tuo rancore ed il tuo odio nei confronti del mondo hanno creato un blocco di energia dentro di te che anche noi esseri di luce non siamo riusciti a sciogliere. Abbiamo provato ad annientarlo con tutti i mezzi a nostra disposizione ma è stato inutile.”
“Cosa stai cercando di dirmi?” Melania interviene.
“Ogni volta che un essere del vostro mondo si lascia sopraffare da sentimenti negativi genera energia negativa. Quest’energia è come fumo grigio, crea una cenere nerissima, questa cenere si va ad annidare in tutto il vostro essere ed intasa i punti dove dovrebbe scorrere l’energia positiva che è fatta di luce ed amore. La luce prova a passare, a filtrare attraverso questa nera fuliggine, ma è tutto inutile: il passaggio torna libero solo quando le forti emozioni negative cessano, e solo in questi casi gli esseri di luce possono intervenire.”
“Vuoi dire che mi ero intasata? Che le mie porte d’accesso erano ostruite e quindi non riuscivo a percepirvi?” Melania era incuriosita.
“Esattamente” fu la risposta. “Ora il tuo odio ed il tuo dolore si sono affievoliti, così noi riusciamo a farci strada nel tuo mondo, la fuliggine è diminuita e noi abbiamo trovato un varco attraverso il quale passare, è per questo che ora mi vedi qui, nella tua stanza.” Melania era confusa anche perché i contorni dell’essere di luce cominciavano a farsi meno visibili, era come se lentamente la creatura di fronte a lei si dissolvesse un po’ alla volta. Infatti la sua voce dolce disse:
“Melania, ora devo andare, so di non avere ancora risposto alle tue domande ma dobbiamo fare un passo alla volta. Questo è solo il primo insegnamento, ne seguiranno altri ed alla fine, passo dopo passo, incontro dopo incontro, avrai le risposte che tanto cerchi, non posso dartele ora perché non sei ancora pronta.” La voce diventava sempre più flebile e la figura era diventata quasi invisibile ma Melania udì chiaramente un’ultima frase:
“Melania corri sul terrazzo, qualcuno ha bisogno di te… A presto piccola.”
Erano passati circa dieci minuti, la bambina era sul terrazzo in attesa che accadesse qualcosa , non sapeva nemmeno lei cosa avrebbe dovuto succedere, ma aveva imparato a non dubitare degli esseri di luce. Tutto era normale, la strada era deserta perché erano le sette di sabato mattina e la maggior parte della gente non andava a lavorare. I palazzi vicini al suo avevano quasi tutti le tapparelle ancora abbassate e, non sapendo cosa aspettarsi, Melania cercò di scrutare oltre i vetri degli appartamenti le cui tapparelle erano già state alzate. Tutto inutile, quel mattino la routine regnava sovrana, non c’erano indizi che l’aiutassero a focalizzare la sua attenzione su un dettaglio, su una sfumatura: pazienza. Stava quasi rientrando in casa quando una macchina scura si fermò a pochi metri dal suo terrazzo, una delle portiere posteriori si aprì di colpo e una coperta grigia venne scaraventata fuori dall’auto con una violenza inaudita. La vettura ripartì ad una velocità pazzesca ed eccessiva tanto che la scena si svolse in pochi secondi e questo la insospettì. Melania si rimprovera di non aver memorizzato la targa della macchina e, mentre cerca di far mente locale, di ricordare almeno la marca ed il modello della vettura, la coperta, che fino a quell’istante era restata immobile, comincia a muoversi, si contorce, prende vita, ed improvvisamente, prima un braccio e poi una gamba fanno capolino ed escono alla scoperto. Melania urla, urla di paura e di rabbia perché capisce che è successo qualcosa di grave; nel giro di pochi minuti un bambino circa della sua età emerge dalla coperta, il suo volto è una maschera di sangue.
Marco, Romina e Melania sono di fianco al bambino, Romina cerca di calmarlo mentre Marco chiama un’ambulanza.
“Melania vai in casa, non dovresti assistere a spettacoli come questo” Romina continua a dirle di andare via.
“No, rimango, in fondo sono io che ho assistito alla scena e che vi ho avvertiti.” Il bambino si lamenta, il viso è tumefatto, i lineamenti sono alterati dalle percosse prese, sulle gambe e sulle braccia ha segni di bruciature di sigarette.
“Chi può spegnere anche solo una sigaretta sulla carne viva di un bambino? Chi????????”
Questo pensiero si impadronisce di Romina e non la abbandona durante tutto il tragitto in ambulanza, si riscuote solo quando arrivano al Pronto Soccorso. Nella sala d’attesa il tempo sembra dilatato, i minuti non passano mai e, quando finalmente il medico esce dice:
“Fortunatamente non ci sono né lesioni né ferite gravi, il bambino ci è stato molto utile, ci ha fornito le sue generalità, i genitori sono stati informati e stanno arrivando.” Marco, Romina e Melania tirano un sospiro di sollievo. Il medico continua:
“non andate via, i genitori di Davide, così si chiama il piccolo, vogliono ringraziarvi calorosamente e poi dovete raccontare l’accaduto alle Forze dell’ordine che saranno qui tra pochi minuti.”
CAPITOLO 2
Melania non capiva perché l’avevano lasciata sola: l’avevano completamente abbandonata. L’ultima volta che si erano messi in contatto con lei era stato per comunicarle che Marco e Romina sarebbero entrati a far parte della sua vita, che sarebbero diventati la sua famiglia , e poi erano scomparsi. Era perplessa, da mesi ormai le presenze di luce non si facevano vedere né facevano sentire le loro voci:
“perché?” Si domandava continuamente ma non sapeva darsi una risposta. L’unico pensiero plausibile che spesso ripeteva a se stessa era:
“Inavvertitamente avrò fatto qualcosa di sbagliato, qualcosa che li ha allontanati da me, o forse qualcosa che li ha spaventati” ma erano solo supposizioni. Intanto il tempo passava e Melania si sentiva sempre più a suo agio nella sua nuova vita, nella sua nuova casa, con la sua nuova famiglia. Quella sera Marco tornò dal lavoro con un collega, un ragazzo assunto da poco nella ditta dove lui lavorava:
“vieni Luca, entra, ti presento Romina e Melania, e questa è Sbirulina”.
Il ragazzo saluta educatamente, accarezza la gatta e poi il suo sguardo si posa su Melania, ed in quel momento Melania capisce e Luca rabbrividisce.
“Sono le tre femmine della mia vita” continua Marco.
“Sei molto fortunato ad avere tre femmine così in casa” risponde Luca, il tono è scherzoso ma parla seriamente.
“Ecco il CD di cui ti parlavo, ascoltalo e dimmi se ti piace quanto piace a me, tienilo quanto vuoi.” Luca si sposta al centro della sala per prendere il CD e Melania ha la conferma: anche Luca ha il dono, nel momento stesso in cui i loro sguardi si sono incontrati entrambi hanno avuto la certezza di essere uguali, si sono riconosciuti e, come se non bastasse, in quel momento Luca si trova in una posizione in contro luce tra la finestra e la grande porta a vetri della sala e Melania vede nitidamente la sua aurea chiara, splendente, inconfondibile.
“Forse il mondo dell’invisibile mi ha sentita e mi ha mandato un segnale per tranquillizzarmi, per farmi capire che non sono sola.”
Melania si addormenta con questo pensiero e sogna paesi meravigliosi dove regna l’amore, dove non esistono né l’odio ne’ la violenza, dove guerra è solo una parola sul dizionario. Sogna paesi dove uomini ed animali parlano la stessa lingua, dove tutti sono felici e vivono in armonia senza invidie e cattiverie, senza crudeltà ed atrocità.
“Che sia così nel mondo degli esseri che mi appaiono?” Pensa nel sogno ed in un attimo è mattina.
Quando Melania si sveglia capisce che c’è qualcosa di strano. Sbirulina non sta dormendo accovacciata sul tappeto come tutte le mattine, è in un angolo della stanza immobile, con il pelo dritto e la coda grossa: è visibilmente spaventata.
“Sbirulina cosa ti succede?” Melania si alza dal letto e si avvicina alla gatta per accarezzarla e, con grande stupore, sia accorge che la gatta trema, si è fatta la pipì addosso e non distoglie mai lo sguardo dal lato opposto della stanza. Istintivamente Melania si gira per capire cosa sta attirando l’attenzione dell’animale e, in un baleno, è tutto chiaro. In piedi, ritto contro la parete, un essere bianco e luminoso aspetta solo di essere visto da lei, un messaggero del mondo invisibile è finalmente venuto a farle visita. Melania è felice, ora può fare tutte le domande che ancora sono senza risposta.
“Perché?” La sua voce è un soffio.
“Perché, perché sono morti i miei genitori?” La bambina si ferma per riprendere fiato e per cacciare indietro un singhiozzo.
“Perché proprio io, una bambina di dieci anni, sono rimasta senza mamma e senza papà, perché?” Il tono di voce diventa stridulo.
“Non provare a scomparire prima di avermi risposto, non provare a fare finta di niente, non dire frasi scontate ma dammi risposte convincenti.” Silenzio. Rispondimi, ho il diritto di sapere. Silenzio.
“…e allora, cosa sei venuto a fare?”
Silenzio. Poi lentamente la voce dell’essere di luce comincia a parlare con tono pacato e gentile, tanto che Melania si pente quasi di essere stata così aggressiva.
“Melania non ti abbiamo abbandonato ed abbiamo cercato parecchie volte in questi mesi di metterci in contatto con te ma non ci siamo riusciti.”
“Credevo che nel mondo dell’invisibile non esistessero cose che non si possono fare.” Lo interrompe stizzita. Ancora un breve silenzio.
“Sono tante le cose del nostro mondo che non conosci. Anche noi a volte ci troviamo in situazioni dove non possiamo fare niente, e tu, nei mesi passati, sei stata una di queste situazioni. Il tuo rancore ed il tuo odio nei confronti del mondo hanno creato un blocco di energia dentro di te che anche noi esseri di luce non siamo riusciti a sciogliere. Abbiamo provato ad annientarlo con tutti i mezzi a nostra disposizione ma è stato inutile.”
“Cosa stai cercando di dirmi?” Melania interviene.
“Ogni volta che un essere del vostro mondo si lascia sopraffare da sentimenti negativi genera energia negativa. Quest’energia è come fumo grigio, crea una cenere nerissima, questa cenere si va ad annidare in tutto il vostro essere ed intasa i punti dove dovrebbe scorrere l’energia positiva che è fatta di luce ed amore. La luce prova a passare, a filtrare attraverso questa nera fuliggine, ma è tutto inutile: il passaggio torna libero solo quando le forti emozioni negative cessano, e solo in questi casi gli esseri di luce possono intervenire.”
“Vuoi dire che mi ero intasata? Che le mie porte d’accesso erano ostruite e quindi non riuscivo a percepirvi?” Melania era incuriosita.
“Esattamente” fu la risposta. “Ora il tuo odio ed il tuo dolore si sono affievoliti, così noi riusciamo a farci strada nel tuo mondo, la fuliggine è diminuita e noi abbiamo trovato un varco attraverso il quale passare, è per questo che ora mi vedi qui, nella tua stanza.” Melania era confusa anche perché i contorni dell’essere di luce cominciavano a farsi meno visibili, era come se lentamente la creatura di fronte a lei si dissolvesse un po’ alla volta. Infatti la sua voce dolce disse:
“Melania, ora devo andare, so di non avere ancora risposto alle tue domande ma dobbiamo fare un passo alla volta. Questo è solo il primo insegnamento, ne seguiranno altri ed alla fine, passo dopo passo, incontro dopo incontro, avrai le risposte che tanto cerchi, non posso dartele ora perché non sei ancora pronta.” La voce diventava sempre più flebile e la figura era diventata quasi invisibile ma Melania udì chiaramente un’ultima frase:
“Melania corri sul terrazzo, qualcuno ha bisogno di te… A presto piccola.”
Erano passati circa dieci minuti, la bambina era sul terrazzo in attesa che accadesse qualcosa , non sapeva nemmeno lei cosa avrebbe dovuto succedere, ma aveva imparato a non dubitare degli esseri di luce. Tutto era normale, la strada era deserta perché erano le sette di sabato mattina e la maggior parte della gente non andava a lavorare. I palazzi vicini al suo avevano quasi tutti le tapparelle ancora abbassate e, non sapendo cosa aspettarsi, Melania cercò di scrutare oltre i vetri degli appartamenti le cui tapparelle erano già state alzate. Tutto inutile, quel mattino la routine regnava sovrana, non c’erano indizi che l’aiutassero a focalizzare la sua attenzione su un dettaglio, su una sfumatura: pazienza. Stava quasi rientrando in casa quando una macchina scura si fermò a pochi metri dal suo terrazzo, una delle portiere posteriori si aprì di colpo e una coperta grigia venne scaraventata fuori dall’auto con una violenza inaudita. La vettura ripartì ad una velocità pazzesca ed eccessiva tanto che la scena si svolse in pochi secondi e questo la insospettì. Melania si rimprovera di non aver memorizzato la targa della macchina e, mentre cerca di far mente locale, di ricordare almeno la marca ed il modello della vettura, la coperta, che fino a quell’istante era restata immobile, comincia a muoversi, si contorce, prende vita, ed improvvisamente, prima un braccio e poi una gamba fanno capolino ed escono alla scoperto. Melania urla, urla di paura e di rabbia perché capisce che è successo qualcosa di grave; nel giro di pochi minuti un bambino circa della sua età emerge dalla coperta, il suo volto è una maschera di sangue.
Marco, Romina e Melania sono di fianco al bambino, Romina cerca di calmarlo mentre Marco chiama un’ambulanza.
“Melania vai in casa, non dovresti assistere a spettacoli come questo” Romina continua a dirle di andare via.
“No, rimango, in fondo sono io che ho assistito alla scena e che vi ho avvertiti.” Il bambino si lamenta, il viso è tumefatto, i lineamenti sono alterati dalle percosse prese, sulle gambe e sulle braccia ha segni di bruciature di sigarette.
“Chi può spegnere anche solo una sigaretta sulla carne viva di un bambino? Chi????????”
Questo pensiero si impadronisce di Romina e non la abbandona durante tutto il tragitto in ambulanza, si riscuote solo quando arrivano al Pronto Soccorso. Nella sala d’attesa il tempo sembra dilatato, i minuti non passano mai e, quando finalmente il medico esce dice:
“Fortunatamente non ci sono né lesioni né ferite gravi, il bambino ci è stato molto utile, ci ha fornito le sue generalità, i genitori sono stati informati e stanno arrivando.” Marco, Romina e Melania tirano un sospiro di sollievo. Il medico continua:
“non andate via, i genitori di Davide, così si chiama il piccolo, vogliono ringraziarvi calorosamente e poi dovete raccontare l’accaduto alle Forze dell’ordine che saranno qui tra pochi minuti.”
scusate ragazze, inavvertitamente ho inserito 2 volte il II capitolo (sono una frana!)
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