DOCkS della Bloody Roses Secret Society

GOSPEL DI CAPODANNO, di Emerson Marlow

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mandar
view post Posted on 27/11/2011, 17:04




macché, vai così che ti stai già ambientando :D
sono contenta ti piaccia: mischiare riferimenti "alti" e cultura pop è una cosa che faccio sempre nei miei pastrocchi. nell'altro c'era Il maestro e Margherita di Bulgakov e sandro Penna, tra le altre cose.
la tua soluzione: è diversa da quella che troverà Alexandra. se avrai volgia di legger, la scoprirai. :)
 
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margaret gaiottina
view post Posted on 27/11/2011, 17:04




CITAZIONE (folgorata @ 25/11/2011, 22:48) 
4) Poi non capisco perchè Leonard mandi i due in avanscoperta per poi aspettare che ritornino da lui alla macchina e allora rivanno tutti e tre. O scendono tutti e tre insieme dalla macchina o leonard segue tutto dalla distanza e interviene solo quando i due suoi sono a terra.
COSA VUOL DIRE CHE NON HAI CAPITO? CHE NON TE LO SPIEGHI? L'AZIONE SI SVOLGE ESATTAMENTE COME HAI DESCRITTO.

Ecco ora che ho riletto quello che ho scritto, mi sembra che abbia senso!Avviene così come ho detto io e va anche bene...pardon :-)
 
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folgorata
view post Posted on 28/11/2011, 00:00




Bene mi fa piacere Madar il tuo conforto sul secondo Cap, tu Gaia che fai prosegui la lettura o è troppo noir?
:-)
 
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emerson
view post Posted on 29/11/2011, 15:54





Capitolo 3°
Roma, ore 8.30, 30 dicembre 2010

L’uomo osservò la donna uscire dal palazzo e incamminarsi verso la fermata d’autobus. Era una signora di mezza età, piccola, con un cappello rosso a scodella. La luce di un lampione bastava a rivelare la carnagione e gli occhi assottigliati del popolo filippino. La domestica. L’uomo attese l’autobus.
L’automezzo si arrestò in uno stridore di freni e prelevò la donna. Poi ripartì nel lamento dei cambi di marcia e sparì oltre l’angolo portando con sé la filippina. Ora il campo era libero. L’uomo si avvicinò al palazzo e cercò un nome tra i pulsanti del citofono.
Ursula Della Croce udì trillare il campanello di casa mentre riposava in poltrona. Il suono era così insistente che decise di andare ad aprire anche se il movimento le costava fatica e dolore. Prese il bastone che aveva a portata di mano e provò ad alzarsi. Il primo tentativo la fece ricadere a sedere con il cuore in tumulto. Al secondo, prese lo slancio e, appoggiandosi al bracciolo da una parte e al bastone dall’altra, riuscì con uno sforzo a levarsi in piedi. Lo sfinimento e il dolore la lasciarono per qualche momento senza fiato. Poi si diresse lentamente verso il videocitofono appoggiandosi faticosamente al bastone e ai mobili antichi. Lo specchio dalla cornice dorata nell’ingresso le rimandò un’immagine. Vide una donna in camicia da notte e vestaglia che arrancava disperatamente per fare quei pochi metri che la separavano dalla porta. Si chiese perché non fosse anche lei morta nell’incidente in cui aveva perso la vita il marito dieci giorni prima. Sarebbe stato tutto più semplice e non avrebbe sofferto tanto. Poi le venne in mente il volto di un uomo e pensò che doveva essere lei a far sapere la verità a quel ragazzo. Chiese mentalmente scusa per quei pensieri al Signore, immaginando che fosse questo il motivo per cui la sua vita era stata preservata.
Al videocitofono riconobbe la persona che aveva suonato e spinse il pulsante che apriva il portone del palazzo. Attese in piedi sull’uscio.
«Ti disturbo?», chiese l’uomo che saliva le scale quando la vide.
«No, hai fatto bene a venire. Dobbiamo parlare. Ti avrei chiamato domani.»
«Sono venuto a vedere come stai. Se hai bisogno di qualcosa. Ti trovo bene nel complesso», in realtà a vederla appoggiata al bastone, con la sofferenza evidente nei tratti del viso tirati, sembrava molto più vecchia dei cinquant’anni che aveva. «Come ti senti?», chiese l’uomo in tono sollecito.
La donna fece un gesto con la mano che stava probabilmente a significare: come mi vedi.
L’uomo inclinò automaticamente le sopracciglia in espressione compassionevole ma la donna stava fin troppo bene per i suoi gusti. Se l’era cavata. Aveva più vite di un gatto.
Ursula Della Croce, pur aiutandosi con il bastone, si dovette appoggiare pesantemente a lui per raggiungere la poltrona in cui si accomodò con un sospiro in cui il sollievo per aver finito di stare in piedi si mescolava alla sofferenza.
Ma non si abbandonò sullo schienale. L’uomo notò che la postura era rigida. Forse erano i dolori a impedirle di rilassarsi. L’uomo accennò un sorriso, Ma la signora Della Croce non mosse le labbra. C’era qualcosa. Non si trattava solo della sofferenza. Era distaccata. L’uomo si sedette di fronte a lei.
E Ursula Della Croce iniziò a parlare. Sillaba dopo sillaba, ogni parola colpiva e affondava i progetti e i traguardi su cui lui aveva fatto conto. Rimase immobile ad ascoltare ma la rabbia gli montava dentro impetuosa e gli afferrò la nuca in una morsa di ghiaccio.
«Sono esausta, - esalò la Della Croce alla fine - ho bisogno di un caffè.» Il tono era stato di comando e, per riflesso automatico, l’uomo scattò in piedi.
Si diresse in cucina. Una di quelle vecchie cucine. Ricca ma antica. Niente pensili, un armadio a muro, una madia di almeno cent’anni ed il fornello Gasfire con le manopole in bachelite nera. L’uomo faticò non poco a trovare la giusta regolazione del gas perché il fuoco non bruciasse il manico della caffettiera e non rischiasse di spegnersi. Andò all’armadio, prese una tazzina e un piattino del servizio Rosenthal, il preferito dalla signora Della Croce. Allestì un vassoio con centrino e su questo appoggiò un piattino d’argento con un altro centrino più piccolo e infine piattino e tazzina di porcellana.
Nell’attesa che il caffè venisse pronto, raggiunse la zona notte in punta di piedi. Il letto di Ursula Della Croce era uno di quei catafalchi ottocenteschi affiancati da comodini alti e stretti. Dovette cercare altrove. Individuò in necessario sopra il comò. Una salvietta di lino proteggeva il legno intarsiato da una lunga fila di flaconi, siringhe, attrezzature per praticare fleboclisi. La milza spappolata era un affare serio. Povera Ursula, sorrise tra sé. Poi si impose di concentrasi. Lo sguardo passò in rassegna le scatole dei medicinali e si fermò su quella con la scritta Stilnox. Era uguale a quella che aveva in tasca e che si era portato per sicurezza. Era compiaciuto della propria cautela. Non ci sarebbe stato bisogno di aprire la nuova confezione. L’uomo estrasse una compressa dalla scatola di Ursula.
Tornato in cucina colò il liquido fumante e cremoso. Posò accanto alla tazzina anche un piccolissimo bricco porta latte e una zuccheriera. Accidenti, aveva lasciato acceso il fornello. Poco male. Si avvicinò veloce e ci soffiò sopra. Poi agguantò la presina e ripulì accuratamente la manopola. Già che aveva in mano la presina, fece ruotare un altro paio di rubinetti in bachelite.
Un sorriso soddisfatto gli si dipinse in volto. Massì, bisognava festeggiare, e diede un sorso alla tazza colma di caffè. Non male.
Sbriciolò le compresse nel caffè e portò il vassoio in soggiorno. L’appoggiò su un tavolino davanti a Ursula Della Croce.
Lei bevve a piccoli sorsi e riprese il suo parlare offeso. «Come hai potuto?», ripeté ma sempre più flebilmente e nel giro di dieci minuti si assopì.
L’uomo la sollevò tra le braccia e la portò a letto. Le rimboccò le coperte. Tornò in soggiorno, recuperò il bastone e portò in camera anche quello. Infine chiuse le luci e abbandonò la stanza. Le porte erano aperte. L’odore cominciava a diffondersi. Silenzioso e indisturbato imboccò le scale e sparì nella notte. Questa volta nessuna auto imprevista lo avrebbe costretto a frenare e mancare il bersaglio.
Dieci giorni prima aveva puntato il furgone diritto verso le due figure che attraversavano di fronte al teatro. L’oscurità e un pelo di foschia aveva reso credibile la svista di un pirata della strada. Aveva accelerato, gli occhi fissi ai coniugi Gherardi Della Croce. Poi, la Chrysler che sbucava dal parcheggio. La sterzata per evitarla e l’impatto con il suo obbiettivo. Le ruote avevano sobbalzato su qualcosa di duro, il povero Augusto Gherardi. L’altro corpo, simile a un fantoccio, era volato di lato, Ursula Della Croce.
L’aveva solo ammaccata e ora lei era ancora in grado di sputare veleno. Ma non per molto. Ora non più. Era finita. L’uomo fissò lo specchio retrovisore.
Nella notte, il palazzo illuminato di Ursula Della croce diventava sempre più piccolo.


Edited by emerson - 9/12/2011, 10:42
 
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folgorata
view post Posted on 29/11/2011, 20:35




Scusa Emerson sei entrato nel primo capitolo a fare le correzioni che ti segnalavano le ragazze? Quelle condivise secondo dibattito?
 
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margaret gaiottina
view post Posted on 29/11/2011, 21:45




CITAZIONE (folgorata @ 28/11/2011, 00:00) 
Bene mi fa piacere Madar il tuo conforto sul secondo Cap, tu Gaia che fai prosegui la lettura o è troppo noir?
:-)

proseguo proseguo, sto leggendo il 2:-)

dunque sono al capitolo 2.
ma si può dire cappello paonazzo? non è un aggettivo che si addice alla faccia?

vediamo se ho capito bene: Della Croce ha speso un sacco di soldi per realizzare un servizio fotografico porno con dei bambini nel modo più veritiero possibile per una missione segreta. Ho capito bene?

mi sembra che il Monsignore e Della Croce siano un po' "ingrigiti", molto simili. Io darei una caratteristica particolare all'uno o all'altro, che so una certa dose di cinismo o di cattiveria o di spavalderia. Qualcosa che faccia bucare (almeno ad uno dei due) la pagina
 
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emerson
view post Posted on 30/11/2011, 14:32




CITAZIONE (folgorata @ 29/11/2011, 20:35) 
Scusa Emerson sei entrato nel primo capitolo a fare le correzioni che ti segnalavano le ragazze? Quelle condivise secondo dibattito?

Sì, ho fatto le rettifiche. Com'è la prassi? Devo inviare nuovamente il capitolo?

CITAZIONE (margaret gaiottina @ 29/11/2011, 21:45) 
CITAZIONE (folgorata @ 28/11/2011, 00:00) 
Bene mi fa piacere Madar il tuo conforto sul secondo Cap, tu Gaia che fai prosegui la lettura o è troppo noir?
:-)

proseguo proseguo, sto leggendo il 2:-)

dunque sono al capitolo 2.
ma si può dire cappello paonazzo? non è un aggettivo che si addice alla faccia?

vediamo se ho capito bene: Della Croce ha speso un sacco di soldi per realizzare un servizio fotografico porno con dei bambini nel modo più veritiero possibile per una missione segreta. Ho capito bene?

mi sembra che il Monsignore e Della Croce siano un po' "ingrigiti", molto simili. Io darei una caratteristica particolare all'uno o all'altro, che so una certa dose di cinismo o di cattiveria o di spavalderia. Qualcosa che faccia bucare (almeno ad uno dei due) la pagina

Sì, ora che me lo fai notare, effettivamente lo zuccotto paonazzo sembra il cappello magico di Harry Potter. Penso che zuccotto rosso porpora andrebbe meglio.
Sì, hai capito bene. Almeno lui dice di aver speso un sacco di soldi.
Il fatto di non indicare subito quello più cattivo dovrebbe servire a non far capire chi sia il cattivo. Pensate che procrastinare troppo sia sbagliato?
 
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folgorata
view post Posted on 1/12/2011, 01:22




No Emerson zuccotto paonazzo è perfetto, il paonazzo è esattamente il colore dei monsignori.
Emrson, Gaia diceva di dare più corpo ai personaggi non di rivelare chi è il criminale.
Lei dice che dovrebbero essere più spiccanti... Non so come dire...
Sì così. Se uno entrasse con le stampelle, gli venissero fuori le lentiggini quando si emoziona e parlasse con linguaggio militaresco "sì signore, no signore" risulterebbe un personaggio molto identificato...
 
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emerson
view post Posted on 1/12/2011, 10:16




CITAZIONE (folgorata @ 1/12/2011, 01:22) 
No Emerson zuccotto paonazzo è perfetto, il paonazzo è esattamente il colore dei monsignori.
Emrson, Gaia diceva di dare più corpo ai personaggi non di rivelare chi è il criminale.
Lei dice che dovrebbero essere più spiccanti... Non so come dire...
Sì così. Se uno entrasse con le stampelle, gli venissero fuori le lentiggini quando si emoziona e parlasse con linguaggio militaresco "sì signore, no signore" risulterebbe un personaggio molto identificato...

Quanta gente pensi sappia che il termine "paonazzo" sia perfetto? E' come quando si parla di "recto" indicando il verso del biglietto, nel linguaggio comune non si usa.
Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi ci devo pensare su. Si accettano suggerimenti.
 
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folgorata
view post Posted on 2/12/2011, 01:18




Su questo punto Emerson, noi ragazze ci scanniamo.
Io sono dell'idea che moltissimi non sappiano che la giacca imbottita a piccole losanghe si chiami "bomber" e che la giacca medievale si chiami "giubbone"

Tuttavia se io leggo in un giallo che il tizio si leva il bomber mi mette nell'atmosfera non mi crea problemi ad altri invece l'idea di non conoscere un termine fa venire l'orticaria.
Idem dicasi per i romanzi storici. Anche romanzi destinati a un pubblico non erudito come nel caso dei rosa a sfondo storico contengono termini non spiegati come "redingote". termini che fanno sognare cose misteriose... E che le ragazze sopportano bene. Forse bisogna porsi un'altra domanda. Dobbiamo cioè chiederci se Della Croce per come lo conosciamo direbbe a se stesso che monsignore indossa uno zuccotto paonazzo.
Ovvero secondo me il termine è giusto se possiamo ipotizzare in Della Croce una certa familiarità con le cose curiali.
Io dico che questa familiarità non è azzardato supporla dal momento che è uomo di fiducia delle alte sfere del Vaticano.
Prova a immaginare di sentir parlare uno come Vittorio Messori che parla del suo incontro con un monsignore, lui direbbe sicuramente "zuccotto paonazzo" che è il termine più appropriato.
Se con monsignore va a parlarci Marina Ripa, all'uscita lei dichiarerebbe: «Così carino con la papalina viola!»
Mila Shon direbbe: «Un inimitabile punto di porpora che fa riflettere sui colori del potere.»
Bersani direbbe «...a un certo punto si è tolto il cappello...Sì, quella cosa che usano per coprirsi la testa... il colore? Boh... non siamo mi qui a rifare il guardaroba ai monsignori!» :-)
 
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emerson
view post Posted on 2/12/2011, 10:51




Ubi maior minor cessat
 
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margaret gaiottina
view post Posted on 6/12/2011, 22:30




A Roma gli automezzi non sono più arancioni da una vita. direi grigi:-)

Il servizio Rosenthal è un clichè. Io direi Eschenbach se proprio vuoi dirne una. oppure la porcellana fine se vuoi restare sul vago.

io se fossi nel nostro personaggio il sonnifero me lo sarei portato da casa per andare sul sicuro invece di improvvisare a casa della Della Croce...e se invece di quelle compresse ci trovava le purghe sul comodino?:-)
Si legge molto bene, scorrevole e veloce. Mi piace
 
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folgorata
view post Posted on 6/12/2011, 23:28




C'è anche Richard Ginori! :-)

Sul sonnifero secondo me è indifferente, basta cambiare nel punto in cui lui va in stanza e limitarsi a dire che mette la mano in tasca.
 
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emerson
view post Posted on 8/12/2011, 10:07




CITAZIONE (margaret gaiottina @ 6/12/2011, 22:30) 
A Roma gli automezzi non sono più arancioni da una vita. direi grigi:-)

Il servizio Rosenthal è un clichè. Io direi Eschenbach se proprio vuoi dirne una. oppure la porcellana fine se vuoi restare sul vago.

io se fossi nel nostro personaggio il sonnifero me lo sarei portato da casa per andare sul sicuro invece di improvvisare a casa della Della Croce...e se invece di quelle compresse ci trovava le purghe sul comodino?:-)
Si legge molto bene, scorrevole e veloce. Mi piace

Voi della capitale volete sempre distinguervi, mi toccherà venire a Roma con una bomboletta spray di color arancio.
Per quanto riguarda il purgante, mi viene in mente quella vecchia barzelletta del capo indiano che soffre di stitichezza.
 
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folgorata
view post Posted on 8/12/2011, 13:29




Emeson che ti sei bevuto? Sono io che non capisco che c'azzecca?!?! :-)
 
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83 replies since 23/11/2011, 16:03   594 views
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